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Ottenere la Pienezza Della Benedizione di Cristo


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Di David Wilkerson
2 Febbraio 2003
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"Ma io so che, venendo da voi, verrò nella pienezza della benedizione dell'evangelo di Cristo" (Romani 15:29). Paolo scriveva queste parole ai cristiani in Roma. Stava dicendo loro: "Non ho dubbi che, quando vi rincontrerò, sarà nella piena misura della benedizione di Cristo".

Le parole dell'apostolo implicano qui qualcosa che ogni credente deve sapere. Cioè, ci sono vari gradi - o misure - della benedizione di Cristo. Alcuni credenti ottengono una misura piena di questa benedizione, che è il nostro obiettivo. Tutti noi dovremmo giungere ad una misura piena della benedizione di Cristo. Eppure altri cristiani acquistano solo una piccola misura della benedizione di Cristo.

Nella sua lettera agli Efesini, Paolo esorta ognuno a perseguire la piena misura di questa benedizione: "A ciascuno di noi è stata data la grazia, secondo la misura del dono di Cristo... finché giungiamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo... e conoscere l'amore di Cristo che sopravanza ogni conoscenza, affinché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio" (Efesini 4:7,13,3:19).

Notate la parola "pienezza" in questi versi. Il vocabolo greco che Paolo usa qui significa "completare il compito di riempirsi fino al colmo". Questo è il compito che Dio ci ha dato: perseguire la pienezza della benedizione di Cristo nelle nostre vite.

Paolo elabora ancora questo concetto, scrivendo: "C'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti" (4:4-6). In breve, Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo abita in tutti i suoi figli. Gesù promise: "Noi verremo e faremo dimora in voi" (vedi Giovanni 14:23). Paolo sta specificando che tutti abbiamo lo stesso accesso al Signore. Perciò, abbiamo tutti la stessa opportunità di ottenere la sua benedizione sempre crescente. In effetti, le nostre vite dovrebbero continuamente crescere in quella che Paolo definisce "la benedizione di Cristo".

Considerate l'incredibile misura della benedizione di Cristo nella vita di Paolo. Questo uomo ricevette rivelazioni da Gesù in persona. Egli scrisse che Cristo si rivelò in sé. Naturalmente, Paolo sapeva di non essere giunto alla perfezione. Ma sapeva anche, senza dubbio, che non c'era niente nella sua vita che impedisse il flusso della benedizione di Cristo.

Per questo Paolo poteva dire: "Sono sicuro che quando verrò da voi, verrò nella pienezza della benedizione del vangelo di Cristo" (Romani 15:29). Aveva una santa certezza nel suo cammino con Cristo. Egli affermava: "Per questo io mi sforzo di avere continuamente una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti agli uomini" (Atti 24:16).

Paolo stava dicendo, in effetti: "La mia vita è un libro aperto davanti al Signore. Non ho alcun peccato segreto nascosto nel cuore, e Lui non ha alcuna controversia con me. E la Sua benedizione su di me è un continuo flusso di rivelazioni. Perciò, quando vi predico, voi non state ascoltando le parole umane. Non vi consegno un messaggio morto pieno di sapiente teologia. Ciò che udite sono le esatte parole provenienti dal cuore di Dio".

Vedete, la pienezza della benedizione di Cristo ha poco a che fare con i beni materiali. Naturalmente, tutto il benessere e le risorse terrene debbono essere considerate come una benedizione dalla mano provvidente di Dio. Ma Paolo sta parlando qui di benedizioni ancora maggiori. Il vocabolo greco che usa per benedizioni, significa: "Raccomandazione di Dio" oppure il "Suo beneplacito".

In breve, la benedizione di Cristo significa avere una vita che piace al Signore. E' una rivelazione interiore che viene dallo Spirito Santo che, mentre Dio osserva la tua vita, dice: "Sono compiaciuto di te, figlio mio, figlia mia. Non c'è niente fra di noi che impedisce la nostra comunione e la nostra relazione".

Lo scrittore agli Ebrei riassume la pienezza della benedizione di Cristo in questo modo: "Ora il Dio della pace, che in virtù del sangue del patto eterno ha fatto risalire dai morti il Signor nostro Gesù Cristo, il grande Pastore delle pecore, vi perfezioni in ogni buona opera, per fare la sua volontà, operando in voi ciò che è gradito davanti a lui per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia la gloria nei secoli dei secoli" (Ebrei 13:20-21).

Mi piace stare con persone che vivono questo genere di vita cristiana. Hanno quell'aroma della comunione con Gesù. Come Paolo, questi santi si soddisfano di questa vita, desiderano essere nella presenza di Cristo, e hanno fame di ottenere più e più intimità con lui. Parlano molto di Gesù, e trasudano il Suo amore e la Sua santità.

Queste persone si godono la vita, ma evitano ogni conversazione stolta. Vivono completamente separati dalle cose di questo mondo. E il favore di Dio è evidente nelle loro vite e nelle loro famiglie. Potranno forse essere poveri, ma le loro vite sono completamente benedette dal Signore.

Non mi fraintendete: queste persone soffrono come chiunque altro. Attraversano momenti di prove dure e di afflizioni. Ma come Paolo, benché possono essere abbattuti, non sono distrutti. E non lasciano mai la presa. Sono determinati ad ultimare il loro cammino di fede e ministrano in un modo che piace a Dio.


Lo scopo di questo messaggio
è evidenziare ciò che ci impedisce
di entrare nella pienezza
della benedizione di Dio


Paolo chiedeva ai Galati: "Voi correvate bene; chi vi ha ostacolato a impedendovi di ubbidire alla verità? Questa persuasione non viene da colui che vi chiama. Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta" (Galati 5:7-9).

Paolo si riferisce qui ad un tipo di mentalità, ad una convinzione dottrinale o a una teologia. Sta chiedendo: "Cos'è nella vostra vita che vi impedisce di proseguire nella piena benedizione di Cristo? Stavate facendo bene in passato. Vi conoscevo come un popolo che pregava, che lavorava diligentemente e faceva buone opere. Ma qualcosa è andato storto. Non vi vedo più crescere. Al contrario, siete ritornati a confidare nella vostra carne. Non sento più quell'aroma di Cristo che avevate una volta. La vostra certezza, la vostra chiarezza, la vostra visione sono sparite. Qualcosa vi sta ostacolando".

"Cosa mai vi avrà persuaso a stanziarvi in questa condizione? Qualunque cosa sia, vi dico che non viene da Dio. Infatti, sento che in voi c'è del lievito - qualche compromesso. Qualcosa vi sta offuscando, qualcosa su cui forse vi state adagiando. E questo fa sì che Dio abbia una controversia con voi. Ditemi, che cos'è?"

Conosco tanti cristiani oggi che una volta venivano usati potentemente da Dio. Queste persone erano devote, pregavano, erano santi fiduciosi. Ma poi è accaduto loro qualcosa. In un modo o nell'altro, sono stati ostacolati dallo sperimentare la pienezza della benedizione di Cristo.

Questo riguarda anche molti ministri che conosco. Questi uomini hanno visto vittorie dopo vittorie nel loro cammino col Signore. Ma qualcosa si è intromesso nelle loro vite, qualche compromesso con il quale, nel corso del tempo, hanno fatto pace. Spesso quel lievito nascosto è un piccolissimo peccato.

A queste persone, Paolo chiede: "Cos'è successo? Cosa sta impedendo il flusso della benedizione di Cristo nella vostra vita? Quale lievito è rimasto?"


Persino il pio e timorato Elia
non poté entrare nella pienezza
della benedizione di Dio


Il profeta Elia fu usato potentemente da Dio. Egli condivise il peso di Dio per Israele. Il suo cuore fu rotto a causa dell'allontanamento del popolo. E compì grandi miracoli e prodigi nel nome di Dio. Eppure, proprio come Mosè non riuscì ad entrare nella Terra Promessa, così Elia non poté sperimentare la completa pienezza della benedizione di Dio.

Conoscete la storia della vittoria di Elia sul Monte Carmel. Il pio profeta fece scendere fuoco dal cielo e massacrò i profeti di Baal. Poi pregò per la pioggia, e le cateratte si aprirono, ponendo fine alla lunga siccità in Israele. Quando il popolo vide queste cose, si pentì immediatamente della sua idolatria e ritornò al Signore.

Voglio riprendere la storia dal momento in cui il popolo partì per Iezreel, la capitale, per riportare la notizia. Incredibilmente, Elia corse al punto di sorpassare il carro, giungendo alla città, distante oltre quaranta chilometri. La Scrittura dice: "La mano del Signore fu sopra Elia" (1 Re 18:46) mentre egli correva. Questo mi dice che Elia stava compiendo una missione divina. "La mano del Signore" indica la sua guida. Dio stava guidando Elia a Iezreel con uno scopo. Perché, esattamente, il profeta stava correndo verso la capitale?

Troviamo un accenno nella testimonianza di Elia sul Monte Carmel: "Ho fatto tutte queste cose per tuo comando" (1 Re 18:36). Il profeta stava dicendo, in altre parole: "Signore, che tutti sappiano che ho compiuto tutte queste cose per sottomissione alla tua guida. Ciò che ho fatto oggi è semplicemente ciò che mi hai detto di fare in preghiera".

Ma poi la malvagia regina Jezebel ricevette la notizia. Quando ella venne a sapere che Elia aveva sgozzato tutti i suoi falsi profeti, minacciò di ucciderlo. La Scrittura dice: "Achab riferì a Jezebel tutto ciò che Elia aveva fatto e come aveva ucciso con la spada tutti i profeti. Allora Jezebel inviò un messaggero a Elia per dirgli: "Gli dèi mi facciano così e anche peggio, se domani a quest'ora non avrò fatto di te come uno di loro". Quando sentì questo, Elia si levò e se ne andò per mettersi in salvo. Giunse a Beer-Sceba, che appartiene a Giuda, e vi lasciò il suo servo" (1 Re 19:1-3). Udendo la notizia, Elia corse per mettersi in salvo.

Molti commentatori della Bibbia credono che Elia non avesse paura di Jezebel. Dicono che la sua missione si compì sul Monte Carmel, a che ora Dio lo stesse guidando nel deserto per insegnargli qualche lezione importante. In altre parola, il Signore non aveva mai voluto che Elia affrontasse Jezebel a Jezreel.

Io non sono d'accordo. Penso che questa interpretazione tralasci completamente il fulcro di questo brano. Mentre immagino Elia tutto baldanzoso che corre verso Jezreel, credo che lui stesse per compiere quest'ultima cosa che Dio gli aveva chiesto di fare: uccidere Jezebel.

Pensateci un po': il Signore non avrebbe permesso a Jezebel di procurarsi un altro stuolo di sacerdoti malvagi. Perché avrebbe detto ad Elia di uccidere i 400 profeti, permettendo invece la sopravvivenza della madre dell'idolatria? Sarebbe stato come potare i rami del peccato, lasciandone intatta la radice. Quando Dio prepara il suo popolo ad entrare nella pienezza della sua benedizione, lo chiama a fare qualcosa in più che pentirsi semplicemente. Ci chiama anche ad estirpare il nostro peccato, in modo che possiamo entrare in una vita di purezza e santità. Soltanto allora potremo sperimentare la sua pienezza.

Credo che la Bibbia dimostri che Jezebel andava abbattuta. In Apocalisse, Gesù istruisce la chiesa di Tiatira: "Io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio e la tua costanza, e so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime. Ma ho alcune cose contro di te: tu permetti a quella donna Iezabel, che si dice profetessa, di insegnare e di sedurre i miei servi inducendoli a fornicare e a mangiare cose sacrificate agli idoli...

"Ecco, io la getto in un letto di sofferenze e quelli che commettono adulterio con lei, in una grande tribolazione, se non si ravvedono dalle loro opere. E farò perire con la morte i suoi figli; e tutte le chiese conosceranno che io sono colui che investiga le menti e i cuori, e renderò a ciascuno di voi secondo le sue opere" (Apocalisse 2:19-23).

Cristo sta parlando qui ad un popolo che è caritatevole, pieno di fede, paziente, che cresce nelle buone opere. Eppure questi santi devoti non avevano ancora la piena benedizione del Signore. Perché? Gesù dice loro: "C'è solo una cosa, un solo vincolo, che vi impedisce di sperimentare appieno il mio favore. Ed è il fatto che non volete affrontare lo spirito di Jezebel che è in mezzo a voi. Permettete ancora a quello spirito di sedurvi". Cristo è assolutamente chiaro: se vogliamo entrare nella sua pienezza, dobbiamo sradicare ogni idolatria e peccato.

Ma qual è il peccato che Jezebel rappresenta? Jezebel è un nome simbolico. In ebraico significa "casta?" con un punto interrogativo intenzionale. Questo suggerisce sorpresa al solo pensiero della castità - e significa in realtà "certamente non casta, non pura; qualcosa che è chiaramente impuro". In breve, Jezebel è lo spirito di grossolana impurità e cupidigia.

Alcuni commentatori non credono che Jezebel fosse il vero nome della moglie di Achab. Piuttosto, dicono che lo scrittore abbia usato il nome come un epiteto umiliante a motivo del comportamento odioso della regina. Era una pratica comune fra gli scrittori biblici. Ad esempio, Giovanni usa il termine "anticristo" non solo per descrivere la persona che giungerà, ma anche uno spirito. Lo stesso vale per il termine "dragone": non solo viene usato per descrivere Satana, ma anche qualsiasi entità da lui controllata, compresi gli esseri umani.

Per dirla in breve, Jezebel è una propaganda seduttrice che viene dall'inferno, ed ha l'unico scopo di colpire i servi di Dio. Vuole abbattere e distruggere tutti quelli che sono stati toccati e unti dal Signore. Il brano sul Monte Carmel lo evidenzia. Vi siete mai chiesti da dove sono usciti fuori i profeti di Baal? Non erano dei sacerdoti importati, immigrati. Erano Israeliti, gli eletti di Dio. Erano stati sedotti da Jezebel, condotti alla fornicazione dal suo indottrinamento diabolico.

Non c'è dubbio secondo me che Elia fosse chiamato ad essere uno strumento per abbattere quella fortezza in Israele. Elia aveva una storia con il Signore, ed era addestrato ad ascoltare la voce di Dio. Pregò con una tale potenza che i cieli si chiusero e si riaprirono di nuovo. Quando colpì il fiume col suo mantello, le acque si divisero. E fece risuscitare dai morti un ragazzino. Elia visse e si mosse chiaramente nel miracoloso. Una volta dichiarò ad Achab con autorità: "Elia è qui!" Quale coraggio! Che risolutezza!

Eppure adesso il potente profeta stava scappando, pieno di paura.


La battaglia che ebbe inizio fra
Elia e Jezebel è la stessa battaglia che
combattiamo noi oggi


Questa stessa battaglia si combatte ancora oggi nella casa di Dio. Pensate a un cristiano devoto, a qualcuno come Elia. E' dedito all'opera di Dio, è diligente, paziente, cammina per fede, serve gli altri, cresce nelle buone opere. Ma c'è un impedimento nella sua vita. Questo servo ha una misura di Cristo: è salvato, giustificato, occupato dai fatti del Padre. Eppure ora il Signore viene da lui, dicendogli: "Ho questo contro di te. Hai permesso a qualcosa di distruggere la tua vita. Uno spirito di Jezebel ti ha sedotto. E sta ostruendo il tuo cammino con me".

"Tu permetti a quella donna Jezebel... di insegnare e sedurre i miei servi a commettere fornicazione, a mangiare le cose sacrificate agli idoli" (Apocalisse 2:20). Gesù non sta parlando qui di una vera donna, che sta in mezzo ad una chiesa e insegna su come fornicare. No, si sta riferendo alle cose che ci indottrinano: la TV, internet, le concupiscenze della nostra carne. Questi sono tutti potenziali seduttori.

Allo stesso modo, quando Cristo parla di "mangiare le cose sacrificate agli idoli", non sta parlando di cibo. Si sta riferendo ai cristiani che indugiano nella spazzatura del diavolo. Questi credenti possono anche alzare la voce in preghiera in chiesa, ma quando tornano a casa, volgono la loro mente alle spazzature più inimmaginabili: sesso, violenza, abominazioni.

Persino il mondo riconosce il male di queste cose. In una intervista con il New York Times, ad un giovane attore famoso fu chiesto se avesse mai indugiato nella pornografia, come fanno molte star di Hollywood. Il giovane rispose: "Non posso permettermi di nutrire la mia mente con questa spazzatura. Quelli che indugiano nella pornografia non riescono a controllare i loro pensieri. La loro mente corre sempre alle immagini tratte dalla pornografia. Non posso permettermelo. Nessun attore professionista potrebbe". Tristemente, molti cristiani non potrebbero affermare di avere una disciplina del genere.

Spesso, quando lo spirito di Jezebel viene a sedurci, sussurra: "Hai lavorato sodo, adesso hai bisogno di rilassarti. E' tempo che ti permetti una qualche ricreazione. Questo è il giorno della grazia, e Dio non è duro col suo popolo. Vai avanti, vediti quello spogliarello in TV. Oppure affittati quel film peccaminoso. Se indugi troppo, potrai sempre reclamare la purificazione del sangue di Gesù, che ti pulirà di nuovo".

No! Gesù ha detto che se concupiamo nel cuore, abbiamo già commesso adulterio. Lo dice chiaramente, con occhi fiammeggianti: "Le ho dato tempo per ravvedersi da ogni sua fornicazione, ma lei non lo ha fatto" (Apocalisse 2:21). Il "sua" in questo verso significa l'aver ingannato i figli di Dio, quelli sedotti dallo spirito di Jezebel.

Il Signore sta dicendo: "Sono misericordioso verso di te, e sono stato molto paziente. Ti ho dato molto tempo per pentirti e perdonare i tuoi peccati. Ti ho mandato profeti, sermoni dal pulpito, avvertimenti dai tuoi amici. Il Mio Spirito ti ha convinto e ti ha ammonito con amore. Ma tu non ti sei pentito".

"Desidero che tu entri nella mia pienezza. Ho usato tutte le risorse per te. Eppure continui a vivere come un disperato. Ho una controversia con te, che non si risolverà finché non affronterai questo impedimento".


Considera le penose conseguenze
di lasciare viva Jezebel


Gesù ci dice quali sono queste conseguenze:

  • "Io la getterò in letto" (Apocalisse 2:22). La traduzione greca qui è "sconfiggere, mettere in fuga". Significa continua paura, debolezza, un fuggi-fuggi continuo.
  • "Grande tribolazione" (2:22). Il greco suggerisce pressione, problemi, depressione.
  • "Ucciderò i suoi figli" (2:23). A meno che non si pentano, quelli che fanno un patto con Jezebel finiranno letteralmente con il morire.
  • Come mai il Signore tratta così severamente quelli che vanno a letto con Jezebel? Perché vuole che questa questione venga presa sul serio da tutti quelli che Lo servono: "E tutte le chiese sapranno che io sono colui che investiga le reni e i cuori: e io retribuirò a ciascuno secondo le sue opere" (2:23).

    Queste non sono parole di uno dei profeti dell'Antico Testamento. E' un avvertimento che viene da Gesù stesso, in questi giorni di grazia. Egli ci sta dicendo: "Ogni individuo nella mia chiesa deve sapere che Jezebel va abbattuta. Bisogna affrontare questa fortezza spirituale, altrimenti non avrete una misura maggiore di me".

    Adesso ritorniamo ad Elia. Lo considero uno dei più potenti uomini di Dio di tutta la Scrittura. Eppure permise a Jezebel di sopravvivere. Elia fallì in questa missione, senza giustificative.

    Ma cosa ci fu alla radice del fallimento di Elia? Una mancanza di fede. Elia ritenne più potente Jezebel che Dio. Pensateci: dopo la sua vittoria sul Monte Carmel, nel paese c'era un risveglio, fra la gente c'era convinzione ed un pentimento un po' ovunque. Jezebel non aveva più potere. Se avesse cercato di uccidere Elia, il popolo sarebbe insorto per proteggerlo. Ma al contrario, quando venne minacciato, Elia perse la fede.

    Siete riusciti a cogliere il punto di questo messaggio? L'Iddio che vi ha salvato - che vi ha dato vittoria sul peccato, e ha compiuto miracoli per voi - ha lo stesso potere per uccidere qualsiasi cupidigia - Jezebel in voi. Lui può distruggere ogni fortezza, mortificare ogni peccato nascosto e liberarti da ogni potestà del nemico.

    Molti cristiani tribolati pensano: "Quest'abitudine in me è così forte, che ne sono ripieno. Dov'è la vittoria?" E' allora che il nemico sussurra: "Dio non ti ha ascoltato. Non ce la farai. Nonostante tutte le tue preghiere, fallirai". Ma il Signore risponde: "No! Nessuna fortezza, nessuno spirito di Jezebel, avrà dominio sopra di te".

    Elia fece ciò che molti credenti stanno considerando di fare: corse via. Davide scrive di aver voglia di volare via dal deserto, come un uccello. Geremia desiderò di aver una casa isolata, lontano nel deserto. Eppure la maggior parte di quei cristiani che "corre via", in realtà non va mai da nessuna parte. Per loro, è una questione di mentalità, è un desiderio di scappare dalla prova.

    Infine, Davide concluse: "Non temerò male alcuno". Ma Elia scelse di correre via e di nascondersi. Rinunciò a combattere. E Jezebel continuò a vivere.


    Dio ama i suoi servi
    nonostante tutte le loro paure
    e i loro fallimenti


    Credo che la storia di Elia riveli uno dei più grandi atti compassionevoli che Dio abbia mai mostrato ad uno dei suoi servi fedeli. Elia finì sotto un cespuglio, nel deserto, così depresso da cadere in un sonno profondo. Ma il Signore mandò un angelo per svegliarlo e per nutrirlo con delle focacce e dell'acqua. Perciò Elia mangiò e bevve, ma era ancora così depresso che si mise di nuovo a dormire.

    Ancora una volta l'angelo lo svegliò e gli portò un altro pasto. Poi Dio pronunciò queste meravigliose parole al suo servo: "Elia, il viaggio è troppo lungo per te. Ecco, siedi e mangia" (vedi 1 Re 19:7). Stava dicendo: "Amico, non puoi gestire da solo questa situazione. Sono con te".

    Vedete, l'amore di Dio per Elia era fuori dubbio. Non importava che il suo servo avesse fallito miseramente. Persino nella sua paura, nella sua depressione e nel desiderio di scappare via, Elia era amato ancora molto dal Padre. Lo stesso vale per tutti noi che amiamo e serviamo il Signore.

    Eppure Dio ebbe un altro messaggio per Elia. Era un avvertimento misericordioso che vale anche per noi oggi. "Cosa fai qui Elia?" (19:13). Anche se il Signore aveva perdonato Elia, non avrebbe nascosto il suo problema sotto al tappeto. Lo amava troppo.

    Elia rispose con una scusa, ma Dio non volle accettarla. Ancora chiese: "Perché sei qui, Elia?" Stava dicendo, in effetti: "Perché hai smesso di combattere, Elia? Perché hai rassegnato le dimissioni dal tuo ministero? Da dove è venuta questa debolezza?"

    Alla fine, sembra che Dio abbia accettato le dimissioni di Elia. Il Signore diceva, in altre parole: "Non voglio costringerti ad andare avanti, Elia. Ma voglio che ungi Jehu al posto tuo. Sarà lui ad adempiere la tua missione di uccidere Jezebel".

    Il fatto è che se vogliamo smettere, il Signore ce lo permetterà. E non ci amerà meno di prima. Semplicemente, ci permetterà di proseguire con una misura limitata di Cristo. Certamente, quando venne il momento per Elia di ritornare a casa dal Signore, fu trasportato in cielo con un carro di fuoco. Fu un uomo grandemente onorato. Ma, come Mosè che non poté entrare nella Terra Promessa, anche Elia non entrò mai nella pienezza della benedizione di Dio.

    Forse dirai: "Io non ho problemi di cupidigia. Non sono un fornicatore né un adultero. Grazie a Dio, non sono stato sedotto dallo spirito di Jezebel". Gioisco con te. Ma per ogni credente che desidera entrare nella piena benedizione di Cristo, un momento di Elia verrà di sicuro. Incontrerai il nemico più grande e più sopraffacente che avrai mai affrontato. E lo spirito di Jezebel ti dirà: "Questa volta fallirai. E' tutto finito per te".

    Quando giungerà quel tempo, non potrai pensare di mollare tutto. Non smettere di combattere né dimentica le promesse che Dio ti ha dato. Abbatti lo spirito di Jezebel. Il Signore dice che non ha potestà su di te.

    Ecco un'immagine finale della misericordia divina. Anche se Elia ha fallito, il Signore diede al suo servo una parola finale. La Scrittura dice che Elia profetizzò: "I cani mangeranno Jezebel sulle mura di Jezreel" (1 Re 21:23). Ed accadde esattamente questo. Jezebel fu uccisa proprio lì dove Elia era scappato, e i cani leccarono il suo sangue. Dio diede ad Elia quell'ultima parola.

    Cari fratelli, il nostro Signore ci ha resi più che vincitori. Questa è la sua ultima parola sull'argomento. Perciò, leviamoci e combattiamo. E lasciamoci condurre nella pienezza della sua benedizione.

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    Permesso per l'uso concesso da World Challenge, P.O. Box 260, Lindale, TX 75771, USA.


    Tradotto in Italiano da Susanna Giovannini - Formattato HTML da Renato Giliberti

    Tutte le citazioni sono tratte da "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta"
    Copyright (c) 1994, Società Biblica di Ginevra / CH-1211 Ginevra


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