World Challenge Pulpit Series

"La Costanza nella fede" di T. Austin Sparks
"Spreco" di Watchman Nee
"Una pianura nel deserto" di Watchman Nee
"Felice d'essere solo un figliolo" di George H. Warnock


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LA COSTANZA NELLA FEDE
di T. Austin Sparks

Lettura: (1Re 18:41-44) "Poi Elia disse ad Acab: "Risali, mangia e bevi, poiché già si ode un rumore di grande pioggia". Acab risalì per mangiare e bere; ma Elia salì in vetta al Carmelo; e, gettatosi a terra, si mise la faccia tra le ginocchia, e disse al suo servo: "Ora va' su, e guarda dalla parte del mare!" Quegli andò su, guardò, e disse: "Non c'è nulla". Elia gli disse: "Ritornaci sette volte!" E la settima volta, il servo disse: "Ecco una nuvoletta grossa come la palma della mano, che sale dal mare". Allora Elia ordinò: "Sali e di' ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi, perché la pioggia non ti fermi".

Due degli elementi più importanti nella vita spirituale e nell'esperienza del popolo di Dio sono l'apparente lentezza e segretezza delle vie di Dio e la richiesta di una fede costante nei Suoi servi. Per quanto riguarda il primo punto, saprete abbastanza bene quanto se ne parla nella Bibbia. Ritrovate tante volte il salmista gridare a motivo dell'apparente ritardo o dell'indifferenza di Dio. Salmi interi sono dedicati proprio a questo problema, e lo stesso fatto si trova anche in altre parti della Scrittura.

Nella nostra esperienza spirituale, scopriamo che una parte non secondaria delle nostre prove dipende dal fatto che Dio sembra così lento a rispondere ed inspiegabile nelle sue vie. A volte sembra che Egli sia incurante ed indifferente. Questa è un'esperienza condivisa anche dai più grandi e consacrati servi di Dio. Non è un'esperienza che riguarda solo i più giovani; in effetti questi ultimi potrebbero non saperne molto, ma attraverso i secoli anche i più conosciuti servi di Dio si sono trovati di fronte al problema della lentezza del Signore nel rispondere. A volte, sembra al Suo popolo che Egli sia tanto poco frettoloso da apparire ritardatario, e questo proprio nei momenti in cui il bisogno è più pressante.


L'importanza della fede


In questo breve passo la nostra attenzione viene indirizzata anche sul secondo argomento, e cioè la necessità di una fede costante. Si potrebbe pensare che il momento più difficile, sul Monte Carmelo, si fosse verificato quando i profeti di Baal si erano stancati in preghiere vane ed alla fine avevano ceduto il campo ad Elia, col suo altare grondante di acqua e la sua semplice e dignitosa richiesta al Dio di Israele. In verità, il grande miracolo del fuoco dal cielo fu un momento mozzafiato e l'attimo culminante di tutta la storia; ma supponiamo che tutto finisse lì! Dobbiamo ricordare che il paese aveva sofferto tre anni di dura siccità, e se dovevano essere aiutati, non occorreva certo il fuoco ma l'acqua. Ciò di cui avevano veramente bisogno era la pioggia, ed in grande quantità. Per quanto il sacrificio fosse stato meraviglioso ed emozionante, non c'era alcuna speranza se non fosse arrivata l'acqua.

Il Signore sapeva quanto fosse critica la loro situazione; quindi, ci si sarebbe potuti aspettare che Egli avesse agito subito, ora che il popolo aveva rifiutato Baal e si era affidato a Lui. Quando la folla gridò: "Il Signore, Lui è Dio!", sembrava che la riforma fosse ormai completa, e che quindi avrebbe seguito il naturale corso degli eventi: nuvole, nuvoloni, pioggia, ed infine acqua che sgorgasse dalla terra arida.

Invece la pioggia non venne. Elia sentiva una certezza nel suo cuore, e senza esitazione disse ad Acab che essa stava per arrivare. Ciò nonostante, non si diede affatto riposo, ma salì sul punto più alto della montagna della crisi, strinse il capo fra le ginocchia e si dispose alla preghiera. Il riferimento contenuto in Giacomo dice che egli "pregò intensamente" o che "pregò pregando", volendo dire che in quella occasione era necessario qualcosa di più che una semplice richiesta; occorreva concentrazione e costanza. Non c'era alcun segno di pioggia. Sembrava che in quel momento di crisi Dio fosse troppo lento. Come possiamo spiegare questa apparente mancanza di risposta?

Per quanto mi riguarda, credo che tutto ciò abbia una forte connessione con la figura del servo anonimo, e ci dia una lezione riguardante il servizio. Di quest'uomo non viene dato il nome né il luogo di provenienza. Fino a questa esperienza sul Monte Carmelo, dal racconto sembra che Elia fosse solo. Dopo questo episodio, egli fu lasciato a Beer-Sheba, e più tardi troviamo che il servo di Elia era Eliseo. Questo servitore anonimo viene citato solo in questo episodio e poi lascia la scena ma non senza averci prima aiutato a scoprire uno degli aspetti principali del servizio a Dio: la costanza. La battaglia era stata combattuta: sembrava che fosse stata ottenuta una grande vittoria; eppure, ancora niente pioggia!


La delusione della fede


Questo ci avverte contro l'autocompiacimento. Anche quando abbiamo speso noi stessi ed abbiamo ricevuto la sicurezza di avercela fatta, dobbiamo stare attenti a non lasciarci andare troppo presto. Il principio del servizio, lo spirito del servizio, richiedono senza dubbio una vera costanza nella fede. Nella Bibbia non troverete alcun servo di Dio notevole e veramente di valore che non abbia sviluppato in sé la costanza della fede. Lo possiamo vedere nel caso di quest'uomo, e abbastanza stranamente, questa fu la stessa prova cui venne sottoposto l'altro servo, Eliseo, la cui vera vita di fede iniziò quando Elia venne assunto in cielo. Fu allora che Elia disse ad Eliseo: "Fermati qui, ti prego, perché il Signore mi manda fino a Betel" (2 Re 2:2). Ad ogni passo, veniva sempre ripetuto lo stesso suggerimento: "Fermati qui ... fermati qui ...", ma Eliseo non era d'accordo; la sua risposta era: "Com'è vero che il SIGNORE vive, e che tu vivi, io non ti lascerò". La conseguenza di questo esercizio di costanza fu una doppia porzione di Spirito per il servizio.

Ora, per tornare al Carmelo, non c'era dubbio che la fede di Elia avesse prodotto un'evidente risposta da parte di Dio. Era caduto il fuoco. Potremmo pensare che egli sarebbe stato perfettamente giustificato se avesse detto a se stesso che tutto quello che gli restava da fare era stare a vedere come Dio avrebbe continuato ad agire in quella situazione. Avrebbe potuto incrociare le braccia e darsi un po' di riposo, mentre Dio faceva il resto. Se uno è riuscito a superare vittoriosamente una prova come quella di Elia, ha visto una vittoria tanto spettacolare ed ha ricevuto la sicurezza interiore di avere ottenuto il risultato, non dovrebbe essergli naturale sedersi un po' e semplicemente aspettare gli eventi? Ma Elia non fece nulla di tutto ciò; salì più in alto, sul monte, per essere più vicino a Dio. "Acab risalì per mangiare e bere; ma Elia salì in vetta al Carmelo", per pregare. Sapeva che l'impresa non era ancora finita, ed era determinato a vederla andare in porto.

A questo punto, la nostra attenzione viene rivolta verso il servitore. Anche lui dovette salire più in alto perché, se la pioggia doveva arrivare, c'era ancora qualcosa d'altro da fare. Gli fu ordinato di guardare dalla parte del mare, la direzione dalla quale sarebbe dovuta arrivare. Egli guardò e non vide nulla, cosicché tornò al suo signore e fece il rapporto: "Non c'è nulla!" Dopo tutta quella battaglia spirituale, tutto quel pregare, quella sfida snervante dopo aver visto cadere il fuoco, era mai possibile che i cieli continuassero ad essere chiusi come prima? "Non c'è nulla!" Molti di noi hanno dovuto provare un'esperienza del genere; forse proprio ora ci troviamo in quella condizione, e troviamo che questa sia una delusione veramente dolorosa. E' un momento di grande pericolo per la nostra fede, abbiamo combattuto fino ad ora e ci siamo aspettati così tanto, solo per rimanere delusi dall'assenza di un qualsiasi segno dell'opera di Dio.

Che si può fare?

Beh, una di queste due cose. La prima possibilità è di convincersi che è stata tutta un'illusione e arrendersi alla paralisi della disperazione, a causa dell'apparente mancanza di risposta da parte di Dio.

L'alternativa è di continuare ad andare, se possibile, anche sette volte. La prima volta non c'era nulla, cosicché il servo dovette tornare di nuovo a vedere. Non c'è nulla! E allora di nuovo, per la seconda volta, ed anche la terza: "Non c'è nulla!" Dovette andare una quarta volta, ma anche allora, nessuna traccia di risposta. Cerco di immaginare il tono della voce, quando ritornò per la quinta e la sesta volta, e penso che forse avrà aggiunto qualche osservazione: "A che serve tutto questo? Non c'è nulla". Sarebbe stato abbastanza naturale che cominciasse a protestare: "Non vedo a che possa servire questo andare su e giù; sono stanco di tornare indietro, ogni volta, semplicemente per dire che non c'è niente!" Comunque, egli fu mandato per la settima volta, una volta ancora, e solo allora poté riferire che c'era una piccola nuvoletta. In verità, era tanto piccola che a confronto con l'immensità del cielo, aveva le dimensioni della mano di un uomo. E' sorprendente quanto Dio si spinga avanti nel provare la costanza della fede. Anche se può esserci qualche significato sul numero sette, non ha molta importanza qui ma certamente dovette esserci una piena costanza di fede fino a quando tutta la situazione non cambiò. La piccola nuvola era solo un segno, ma era sufficiente perché Elia avvertisse immediatamente Acab di prepararsi ad un diluvio. La fede è realizzazione di cose che non si vedono, e percepisce un piccolo segno come la realizzazione del tutto. Fu bene agire in quel modo, perché ben presto il cielo si riempì di nuvole.


La vittoria della fede


Credo che questo renda semplice il messaggio. E' facile fare una grande partenza, con un bel po' di rumore, di attività e grandi attese di qualcosa di importante che pensiamo Dio farà, e poi perdersi d'animo a motivo delle delusioni e dei ritardi. Poiché sembra che Dio non risponda, le nostre preghiere tendono a diminuire e la nostra energia ed il nostro entusiasmo si spengono. Cosa sta facendo? Sta semplicemente creando un servitore; per Lui, questo è più importante dello stesso servizio che può essere compiuto. Un servo del genere deve imparare che il Signore ha a cuore il Suo nome molto più di quanto noi stessi possiamo averlo a cuore, e conosce il miglior modo per onorarlo.

"Il Signore, Lui è Dio". Il Signore doveva mettere in chiaro questa verità per la seconda volta, non solo nel fuoco, ma anche nell'acqua, la pioggia; non solo nel giudizio, ma anche nella misericordia, non solo nella morte, ma anche nella vita di resurrezione. Il Suo ritardo, il Suo nascondersi, la Sua indifferenza apparente, sono tutte prove attraverso le quali fa crescere nei suoi servi la vera fede, e realizza nel loro essere qualcosa che appartiene al Suo stesso Spirito. Per Lui era facile mandare la pioggia; ciò che era difficile, ma infinitamente più importante, era rendere idoneo il Suo servo ad andare avanti, pregando e guardando, per tutte e sette le volte, senza disperare, senza dubitare, senza arrendersi mai. Alla fine, la pioggia non mancò. Ma essa fu il risultato di una seconda battaglia. La prima era stata la lotta contro Baal, ma la seconda fu quella contro l'incredulità; lotta esteriore e lotta interiore. Il risultato finale dipende da questa seconda battaglia interiore. La vittoria piena arriva quale risultato della costanza nella fede.


 

"SPRECO"
di Watchman Nee

Lettura: (Marco 14:3-9) "Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore; rotto l'alabastro, gli versò l'olio sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano tra di loro: "Perché si è fatto questo spreco d'olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari, e darli ai poveri". Ed erano irritati contro di lei. Ma Gesù disse: "Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l'unzione del mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei".

Il Signore stabilì che il racconto di Maria che lo unge con quell'olio prezioso dovesse sempre accompagnare la predicazione del vangelo. Conosciamo bene la storia. Se consideriamo il racconto della resurrezione di suo fratello, possiamo dedurre che la famiglia non dovesse essere particolarmente ricca. Le sorelle dovevano lavorare esse stesse in casa. Una di loro, Maria, possedeva un recipiente di alabastro che conteneva un profumo che valeva trecento denari; con un colpo secco lo ruppe e sparse tutto quel nardo prezioso sul capo del Signore. Secondo un ragionamento umano, era troppo anche per il Signore. Per tale ragione, Giuda espresse il tacito pensiero degli altri discepoli, che Maria stava sprecando qualche cosa (Giovanni 12:4-5).

Ed ecco la parola sulla quale il Signore vuole mettere l'attenzione, la parola "spreco". Cos'è lo spreco? Semplicemente, significa "dare troppo". Se è sufficiente uno scellino, e tu dai una sterlina, quello è spreco. Se bastano duecento grammi, e tu dai un chilogrammo, quello è spreco. Spreco significa dare troppo per qualcosa che vale troppo poco. Spreco vuol dire che chi sta ricevendo qualcosa non merita tanto. Eppure qui abbiamo a che fare con un avvenimento che il Signore ha detto avrebbe accompagnato il vangelo, dovunque esso sarebbe stato predicato. Attraverso la predicazione del vangelo, il Signore otterrà un risultato adeguato al gesto di Maria: e cioè, che la gente si leverà e "sprecherà" se stessa per Lui. Ecco quello che Lui desidera.

Adesso dobbiamo guardare la questione da due punti di vista: quello di Giuda e quello degli altri discepoli. Tutti loro pensavano si trattasse di uno spreco. Per Giuda, che non aveva mai chiamato "Signore" il nostro Signore, qualunque cosa si spargesse su di Lui sarebbe stata uno spreco. Anche semplice acqua. Per il mondo, il nostro servizio per il Signore e la nostra dedizione a Lui è solo uno spreco. "Un uomo del genere, se non fosse stato un cristiano, avrebbe potuto concludere veramente qualcosa di buono" è un sentimento espresso frequentemente. Si pensa che per chiunque abbia qualche talento naturale, l'essere cristiano, il servire il Signore, sia un puro spreco.

Questo è quello che pensò Giuda. "Avremmo potuto usarlo meglio, questo denaro, avremmo potuto darlo in elemosine, fare qualche servizio sociale, aiutare qualcuno in maniera più pratica. Perché spargerlo ai piedi di Gesù? Per quello che ti riguarda, proprio non riesci a trovare un modo migliore di impiegare la tua vita?" Questo è quello che pensava Giuda, ed è anche quello che pensa il mondo. E' troppa cosa, per darla al Signore! Ma no! Una volta che i tuoi occhi si aprono su quanto il Signore è degno, allora nulla è troppo per Lui.

Ma voglio occuparmi di più della reazione degli altri discepoli; infatti essi ci influenzano più di quanto non possa fare Giuda. Noi non ci preoccupiamo tanto di quello che dice il mondo, ma ci preoccupiamo di quello che possono dire coloro i quali si suppone abbiano capito, anche se in realtà non è così. Notiamo che dissero la stessa cosa di Giuda; e non solo, ma furono anche mossi ad indignazione, dicendo: "A che scopo questa perdita ...?"

Ecco qui la vera questione, e ciò che interessa veramente il Signore. Oggi, anche fra i cristiani, si possono trovare persone che hanno lo spirito di voler dare al Signore il meno possibile, ma di voler tuttavia ricevere il massimo. Il pensiero prevalente è quello di voler essere usati, come se quella fosse l'unica cosa che importa veramente. Sembra così importante che quella nostra piccola stringa di gomma sia utilizzata e tirata fino al massimo delle sue possibilità. Ma questo non è il pensiero del Signore. Sì, il Signore vuole che noi siamo usati, ma quello che Egli desidera veramente è che noi spargiamo davanti a Lui tutto ciò che abbiamo e noi stessi. Tutto qui. Il problema non è se i poveri saranno aiutati oppure no, ma se il Signore sarà soddisfatto.

Il problema, amici miei, non è di fare qualcosa per Lui, ma di essere al Suo servizio, di servirlo. Ecco quello che Gli interessa, che io Gli dia il mio tutto, anche quando la gente dovesse dire: "Non stai facendo niente!" Il mio servizio al Signore deve piacere a Lui. Possiamo avere molte riunioni, parlare ai convegni, tenere campagne evangelistiche, ma non è questa la cosa più importante. Il fatto che io sia pienamente utilizzabile non è quello che interessa al Signore; la sua preoccupazione riguarda la mia posizione ai Suoi piedi ed il fatto che io stia ungendo il Suo capo. Quello che ho come un recipiente di alabastro, la cosa più preziosa della mia vita, la mia stessa vita per intero. Devo dare tutto al Signore. Può sembrare una perdita, ma è questo ciò che Gli interessa.

Posso dirti una cosa? Una cosa che alcuni di noi devono imparare è che nel servizio divino "spreco" è il principio della potenza, mentre "utilità" è il principio della dispersione. La vera utilità nelle mani di Dio consiste nello "spreco". Più pensi a quello che potresti fare, più cerchi di impegnare i tuoi doni al massimo (e forse anche oltre), e più adempirai il principio mondano e non quello del Signore. Conoscevo una sorella nel Signore che ora è alla Sua presenza, che era molto usata da Lui. La mia più grande preoccupazione, a suo riguardo, era che non sembrava essere usata. Mi dicevo sempre: "Perché non organizza e tiene qualche riunione, non va da qualche parte, non fa qualche cosa?" Era uno spreco, per lei, vivere in un piccolo paesino, dove non succedeva mai nulla. A volte, quando la andavo a trovare, quasi la sgridavo: "Nessuno conosce il Signore come te. Conosci il Libro nella maniera più viva. Non vedi quanto bisogno c'è intorno a te? Perché non fai qualche cosa? E' uno spreco di tempo, di energie, di denaro, è uno spreco che te ne stia qui seduta, senza fare nulla!" Ma lei era quella che mi aiutava più di tutti gli altri. La cosa più importante non è semplicemente il darsi da fare. Non voglio dire che non dobbiamo fare nulla, ma che la prima cosa è il Signore in se stesso, non il lavoro. Questo è quello che Gli interessa.

Così il Signore disse: "Lasciatela stare! Perché le date noia? Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete, potete far loro del bene; ma non avrete Me per sempre". Tutta la questione è: Cosa farò per il Signore oggi? Le altre donne che andarono al sepolcro con gli aromi, riuscirono ad ungere il corpo del Signore? No! Egli era risorto. Solo una ci riuscì, Maria, che Lo aveva unto prima. Potrebbe essere che l'uomo dica che stia perdendo del tempo, ma Signore, nulla è troppo buono per Te! Egli è degno di essere servito. E' degno che sia Suo prigioniero. E degno che io viva per Lui. Che gli altri dicano ciò che vogliono. Avere gli occhi aperti su ciò che può essere utile ai poveri, lavorare per il bene dell'umanità o per la salvezza eterna dei peccatori sono tutte cose che, prese in se stesse non possono essere paragonate a ciò che facciamo per il Signore, al nostro semplicemente essere a sua disposizione. Quale stima fai del Signore?

Poi il Signore disse: "Ha fatto ciò che poteva". Voleva dire che Maria aveva dato tutta se stessa. Questo era il massimo che poteva fare; nulla di più, e lo fece. Il Signore non sarà soddisfatto da nient'altro. La cosa più importante è una vita messa veramente ai piedi del Signore, e ciò, in vista della sua morte, del suo seppellimento; cioè, in vista del futuro. A quel tempo, si trattava della sepoltura, oggi, del giorno dell'incoronazione, che è alle porte. In quel giorno Egli sarà acclamato da tutti, ma quanto importante, quanto più importante per Lui è che noi Lo ungiamo adesso, non di olio fisico, ma di qualcosa di più profondo, e forse, difficile per noi da spezzare. Oggi il Signore riceve l'unzione da noi!

Poi, il Signore disse: "Dovunque sarà predicato il vangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei". Perché? Perché lo scopo del vangelo è di produrre queste cose. Il motivo principale del vangelo non è aiutare i peccatori. Il vangelo viene predicato affinché ogni cosa sia sottomessa al Figlio di Dio. Non è, come prima cosa, per l'utilità dei peccatori, anche se, grazie a Dio, i peccatori ne hanno utilità. Soprattutto, colui che deve ricevere utilità dalla predicazione è Cristo.

Voglio ripeterlo ancora una volta. L'intero problema, per noi, è semplicemente questo: sembra che stiamo dando troppo, per ricevere troppo poco. Uno spreco. Sembra che altri abbiano molti più risultati di quelli che ho io, sebbene non abbiano dato nulla di tutto quello che ho dato io. Per quello che mi riguarda, sembra che io debba affrontare tutte le difficoltà. Ciò che si presenta sulla strada sono prove e sofferenze continue. Allora, non sarà che sto perdendo tempo? Se mi consacro abbastanza per la benedizione, ma non abbastanza per i problemi; se mi consacro abbastanza perché il Signore possa usarmi, ma non perché il Signore possa mettermi a tacere, allora tutto va bene. Non ci siamo scoperti a pensare così, qualche volta? Ma il principio dello spreco è quello che soddisfa il cuore del Signore Gesù. Dalla nostra consacrazione a Dio, possiamo ottenere anche qualche soddisfazione per noi stessi, ma spesso un vero appagamento per il cuore del Signore arriva solo quando sembra che stiamo "perdendo" noi stessi per Lui, che stiamo dando troppo e non stiamo ricevendo nulla per noi stessi.

Cari, a cos'è che siamo interessati? Stiamo semplicemente attenti alla maggior utilità, come erano quei discepoli? Essi volevano che ogni centesimo di quei trecento denari venisse pienamente utilizzato. Essi stessi volevano essere usati. Ma se veramente riusciamo a piacere a Lui, questo sarebbe di per sé sufficiente.

Ora, la rottura dell'alabastro ed il versamento del profumo sul Signore riempì la casa di profumo, del profumo più dolce. Chiunque poteva avvertirlo. Quando incontri qualcuno che ha sofferto veramente, ha subito limitazioni, ha attraversato difficoltà per il Signore, ha accettato la prigionia, essendo semplicemente soddisfatto da Lui e da nient'altro, allora avverti immediatamente la fragranza. C'è un aroma del Signore. Qualcosa è stato spezzato, qualcosa è stato fracassato, e come risultato, c'è un profumo di dolcezza. L'aroma che quel giorno riempì la casa continua a riempire la Chiesa. La fragranza di Maria non cessa mai.

Amici miei, non possiamo produrre negli altri la sensazione di Dio, non possiamo trasmettere il senso della presenza di Dio, se ogni cosa non è stata rotta, anche ciò che è più prezioso, ai piedi del Signore Gesù. Il Signore ci vuole qui non tanto per predicare o per fare qualche altro lavoro per Lui, ma per creare negli altri la fame. Nessuna opera autentica potrà iniziare senza un sentimento di bisogno. Non possiamo iniettarlo nella gente, non possiamo condurre la gente ad avere fame di Dio. Una fame del genere può essere creata solo da quelli che trasmettono un'impressione vitale di Lui.

Oh, essere sprecati! E' una cosa benedetta essere sprecati per il Signore. Tanti di noi sono diventati importanti nel mondo cristiano, senza sapere nulla di tutto ciò. Molti sono stati usati molto - dovrei dire "troppo" - ma non sappiamo cosa vuol dire essere sprecati per il Signore. Ci piace essere sempre "per via": a volte il Signore potrebbe preferirci in prigione. Pensiamo in termini di viaggi apostolici: Dio ha il coraggio di mettere in catene i suoi migliori ambasciatori. "Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza" (2 Corinzi 2:14).


"UNA PIANURA NEL DESERTO"
di Watchman Nee

Davide servì durante una sola generazione: la sua. Non poteva farlo per due generazioni! Mentre oggi cerchiamo di perpetuare il nostro lavoro stabilendo un'organizzazione, una società, un sistema, i santi del Vecchio Testamento servivano solo nei loro propri giorni, e poi passavano via. Questo è un principio di vita importante. Il grano viene seminato, cresce, matura, viene raccolto, e poi l'intero campo viene arato fino alle radici. L'opera di Dio è talmente spirituale da non poter avere alcuna radice terrena, alcun odore del suolo. Gli uomini passano via, ma il Signore rimane. Tutto ciò che ha a che fare con la Chiesa deve avere una scadenza e deve essere vivente, per far fronte all'ora presente - addirittura non si dovrebbe neppur parlare di un maggiore lasso di tempo. Nulla dovrebbe essere fissato e staticamente legato alla terra. Dio stesso toglie via i suoi operai, e ne dà altri. Il nostro lavoro ne soffre, ma Lui mai. Nulla lo preoccupa. Egli è pur sempre Dio.


"FELICE D'ESSERE SOLO UN FIGLIOLO"
Versi di George H. Warnock

tratto da: Nutri le mie pecore [Feed my sheep]

Felice d'essere solo un figliolo,
nel regno terreno successi non bramo
né folle acclamanti o il nome mio solo.
Il Cristo servendo, in eterno Signore,
ho scelto il Suo volto, la Sua parola
E la sua volontà per sempre compire.

Felice d'essere solo un figliolo,
un figlio di Dio senza fissa dimora,
un luogo ove andare o solo aspettare.
Di qua o di là, senza progetto,
da nessun uomo ma dallo Spirito diretto;
non lodi per me,
ma nei piani di Dio riposo per fé.
E mentre il suolo terreno lavoro
vivo con Dio e con Lui cammino.

Felice d'essere solo un figliolo,
ma dal mio sentiero di grazia abbondante
anche incompreso, la vita si spande.
Ho solo bisogno di compier la corsa
paziente aspettando, e Lui contemplando.
Se altri s'attende che la terra scuota,
al risveglio attendo la Sua voce nota.

Felice d'essere solo un figliolo,
null'altro da dire, se non il Suo dire,
null'altro da fare, se non il Suo fare,
nessun'ansietà e nessun timore.
Vivendo con Lui, condivido il Suo giogo.
Nessun nome ho da farmi;
il Suo nome Egli stesso
sulla pietra del cuore m'incide.
Non vita da vivere ormai,
l'ho deposta, ho preso la croce:
ho deciso di viver di nuovo.

---
Permesso per l'uso concesso da World Challenge, P.O. Box 260, Lindale, TX 75771, USA.


Tradotto in Italiano da Enrico Arata - Formattato HTML da Marco Fornasini

Tutte le citazioni sono tratte da "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta"
Copyright (c) 1994, Società Biblica di Ginevra / CH-1211 Ginevra


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Data ultimo aggiornamento: 29 Giugno 1999.

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