World Challenge Pulpit Series

Ti senti come finito ultimamente?


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di David Wilkerson
17 Giugno 1996
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È possibile che cristiani retti, pii, ripieni di Spirito, diventino così abbattuti e scoraggiati da sentire in se che non riescono ad andare avanti, fino ad arrivare sull’orlo della sconfitta?

Pensateci per un momento. Vi sto parlando ora di credenti che sono vicini a Gesù, che conoscono la Sua mente e il Suo cuore, hanno fatto battaglie in preghiera, hanno assistito ai Suoi miracoli, hanno visto vittoria dopo vittoria nelle loro vite. Queste persone sono dedicate al lavoro del Signore. Essi presentato se stessi ogni giorno come sacrificio vivente.

Per cui ditemi, è possibile per tali cristiani essere oppressi e travagliati, per arrivare a cadere in tale disperazione e scoraggiamento, fino a essere convinti che non riusciranno a farcela?

Assolutamente si!


Considerate Il Santo Giobbe,
Un Uomo Che Dio Stesso
Chiama “Integro E Retto”


Le Scritture dicono di Giobbe: “… Quest'uomo era integro e retto; temeva Dio e fuggiva il male.” (Giobbe 1:1).

Quest’uomo temeva solo Dio. Evitava il male e fuggiva dai compromessi. Ma ora Giobbe stava affrontando il punto critico della sua vita. Aveva perso la sua intera famiglia, tutti i suoi possedimenti, ogni cosa. E il suo corpo era coperto di un'ulcera maligna dalla testa ai piedi. Era giunto ad un punto dove non avrebbe potuto sopportare ulteriori sofferenze. Ed egli invocò così:

“Infatti le saette dell'Onnipotente mi trafiggono, lo spirito mio ne succhia il veleno; i terrori di Dio si schierano in battaglia contro di me….Oh, mi avvenisse pure quel che chiedo, e mi desse Dio quel che spero! Volesse pure Dio schiacciarmi, stendere la mano e tagliare il filo dei miei giorni!”(Giobbe 6:4,8-9).

Giobbe voleva dire: “Io ho una sola richiesta: morire! Ne ho abbastanza Dio. Taglia il filo dei miei giorni!”

Vi sembra che queste parole siano adeguate a un uomo totalmente retto? Eppure le Scritture testimoniano che Giobbe non aveva conosciuto il peccato nella sua vita. Egli stava davanti a Dio come nessun altro uomo era mai stato. Nonostante ciò Dio permise che attraversasse una tale disperazione che la sua stessa vita gli divenne insopportabile:

“…mi sono assegnate notti di dolore. Non appena mi corico, dico: "Quando mi alzerò?" Ma la notte si prolunga, e mi sazio di agitazioni fino all'alba.” (Giobbe 7:3-4).

Alla fine, nella disperazione più totale, Giobbe esclamò:

“io preferisco soffocare, a queste mie ossa preferisco la morte. Io mi sto consumando; non vivrò sempre; ti prego, lasciami stare; i giorni miei non sono che un soffio. … sono divenuto un peso a me stesso?” (Giobbe 7:15-16,20)..

Giobbe era angosciato perché i suoi problemi erano irrisolvibili! Non riusciva a capire come uscirne fuori. Era arrivato alla fine delle proprie possibilità.

Proprio in quel tempo, tre amici di Giobbe lo raggiunsero, i cosiddetti “consolatori”, e cercarono di capire perché Giobbe stesse soffrendo. Essi non potevano comprendere perché Dio permettesse una tale afflizione, mentale, spirituale e fisica ad un uomo retto come lo era Giobbe.

Miei cari, questo è il perenne dilemma nella chiesa, e anche agli occhi del mondo: sembra che quando dai la tua vita al Signore, ciò che ne ricevi in cambio è sofferenza! Nessuno, all’interno della chiesa o al di fuori, ha mai compreso come possa un Dio d’amore permettere verso coloro che hanno dato tutta la loro vita a Lui, di attraversare tali tempi di travaglio e disperazione.

Per cui gli amici di Giobbe tennero una conferenza: “Dio non affligge i giusti. Quindi tu devi essere nel peccato!”

“Se allontani il male che è nelle tue mani, e non alberghi l'iniquità nelle tue tende” (Giobbe 11:14).

Vi chiedo ora: come vi sentireste nel sentir dire queste parole dai vostri più intimi amici, proprio quando state facendo del vostro meglio per capire le vostre sofferenze? Questi presunti uomini di Dio dissero a Giobbe: “Tu hai qualche peccato nascosto nella tua vita. Tiralo fuori, confessalo! Solo allora la tua prova scomparirà”.

Ma Dio era in collera con Giobbe? Niente affatto! Le Scritture rendono chiaro che non era un problema che riguardasse Giobbe. E Giobbe lo sapeva. E disse a Dio:

“… non condannarmi! Fammi sapere perché sei in contesa con me!... pur sapendo che io non sono colpevole…Io provo disgusto della mia vita…” (Giobbe 10:7,2,1).

Permettete che vi elenchi alcune delle altre proteste di Giobbe di fronte a Dio. Leggendole, chiedetevi se anche voi avete dei pensieri simili:

Siete mai arrivati a tale punto nel vostro cammino con Gesù?


Considerate Il Santo Geremia,
Il Profeta Piangente!


Geremia aveva il fuoco di Dio che bruciava nelle proprie ossa. Questo santo uomo camminava con Dio e non aveva paura di fronte agli uomini. Aveva un orecchio attento al cielo, una linea diretta al trono di Dio, e parlava come la voce del Signore alla sua generazione. Nessuno poteva fronteggiare la sua potenza ed autorità. Egli scuoteva i suoi ascoltatori proprio nel profondo!

Eppure anche Geremia arrivò in un luogo di totale disperazione. Il Signore permise che esperimentasse uno scoraggiamento che poche persone avevano mai toccato. E Geremia si sentì come finito!

Il profeta si era convinto di essere caduto in una qualche specie di tranello. Satana gli aveva sussurrato che era stato rigettato e disprezzato perché lui era stato ingannato da Dio:

“Tu mi hai persuaso, SIGNORE, e io mi sono lasciato persuadere… io sono diventato, ogni giorno, un oggetto di scherno, ognuno si fa beffe di me.” (Geremia 20:7).

Considerate queste parole di Geremia, il pio uomo che aveva tuonato profezie verso le nazioni:

“Maledetto sia il giorno che io nacqui! Il giorno che mia madre mi partorì non sia benedetto!

Maledetto sia l'uomo che portò a mio padre la notizia: «Ti è nato un maschio», e lo colmò di gioia! Sia quell'uomo come le città che il SIGNORE ha distrutte senza pentirsene! …Perché non sono morto quando ero ancora nel grembo materno? Così mia madre sarebbe stata la mia tomba e la sua gravidanza senza fine. Perché sono uscito dal grembo materno per vedere tormento e dolore, per finire i miei giorni nella vergogna?” (Geremia 20:14-18).

Queste parole vi suonano come uscite dalla bocca di un impavido profeta di Dio? Geremia era così sopraffatto dal dolore e dall’afflizione che desiderava essere morto nel grembo di sua madre!

La sua invocazione fa eco a quella di Giobbe, che disse:

“Perché dare la luce all'infelice e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza? Si rallegrerebbero fino a giubilarne, esulterebbero se trovassero una tomba.” (Giobbe 3:20,22).

Giobbe stava dicendo: “Dio, perché mi hai dato tutta questa luce se poi me l’hai spenta così presto? Tutto ciò che desidero è lasciarmi andare e morire, per uscire fuori da questo travaglio in cui mi trovo!”


Ma Questo È Accaduto Anche
Al Pio Profeta Elia!


Elia conosceva direttamente le opere soprannaturali di Dio. Aveva riportato in vita un giovanetto morto. Ed ora resisteva di fronte ad Acab e pregava che i cieli si chiudessero. E disse ad Acab: “sono stato in ginocchio davanti ad un Dio santo. E ti dico che non pioverà fino a che non lo dica io!”

Parliamo della potenza che aveva: Elia prima chiuse i cieli e quindi li aprì di nuovo! Quando molto tempo più tardi egli pregò, la pioggia tornò a cedere sulla terra. Ma non è tutto: Elia superò nella corsa i carri di Acab, ed in quel tempo aveva ottanta anni! Egli sparse dodici barili di acqua sopra l’altare, poi chiese fuoco dal cielo per consumarlo. Che visione che doveva avere!

Il più grande desiderio di Elia era di vedere un risveglio in Israele. Per anni era stato rattristato dalla malvagità del popolo di Dio ed ora credeva che le sue preghiere fossero state ascoltate. Pensava di essere testimone dell’inizio di una grande riforma in Israele.

Ma Jezebel rapidamente si intromise ed annullò il risveglio. Ma fece ancora di più, cercò di uccidere Elia. Immediatamente quello che era una volta un uomo senza paura, si mise a correre per salvarsi la vita! Andò a finire in un posto desolato in mezzo al deserto, dove si mise a sedere sotto una ginestra.

“…ed espresse il desiderio di morire…” (1Re 19:4).

Elia aveva dato letteralmente la propria vita per il risveglio, sia in preghiera che in azione. Ed ora credeva di essere un totale fallimento! La sua depressione cresceva, mentre invocava:

“Basta! Prendi la mia vita, o SIGNORE, poiché io non valgo più dei miei padri!” (stesso verso).

Se in questo passo leggete tra le righe, potete sentire Elia che dice: “Io ho dato tutto Signore, ho deposto la mia vita, non ho preso degli impegni personali, ho solo voluto piacerTi. Ed ora mi è scoppiato tutto in faccia!”

Questo povero, abbattuto profeta smise qualunque attività per quaranta giorni e quaranta notti. Questo significa quaranta notti di disperazione, di insonnia, aspettando l’alba, cercando disperatamente di trovare una soluzione. Deve essere stato un lungo incubo di sconfitta, rifiuto, disperazione.

Durante quel tempo, Elia aveva dimenticato tutti i miracoli che Dio aveva fatto per lui. Qualcosa gli si era avventato contro, una depressione ed uno scoraggiamento che aveva abbattuto la sua anima. Ora neanche il ricordo delle passate benedizioni poteva confortarlo.

Potreste pensare: “Di certo nessuno che abbia visto tali miracoli potrebbe avere tali dubbi o depressioni. Gli sarebbe bastato ricordarsi le grandi meraviglie che Dio aveva operato. Ciò avrebbe sorpassato qualunque paura.” Non è così! Arriva un tempo quando nessun miracolo o benedizione passati possono aiutare nella prova attuale!

Ho dato consigli a molti cristiani, ministri, evangelisti, vincitori di anime che sono stati usati grandemente da Dio; che hanno esperimentato la fossa dell’abbattimento. Queste persone una volta erano potenti nel ministerio, predicando gloriose rivelazioni da Dio. Improvvisamente sono divenuti fiacchi. Le prove si sono ammucchiate sopra di loro. Sono stati calunniati e respinti. Hanno finito per sentire che l’intera loro vita era stata spesa in vano. Mi hanno detto: “È inutile continuare. Mi sento di non avere fatto nulla per il Signore. Sono un fallimento!”

Ero atterrito dal fatto che dei cristiani potessero essere così disfattisti. Gli rispondevo alquanto indignato: “Smettila di parlare così! Hai dimenticato tutti i miracoli che Dio ha fatto per te? Egli non ti ha dimenticato. Considera le tue benedizioni!”

Teologicamente ero stato corretto. Ma spesso la teologia semplicemente non funziona. Certamente non ha funzionato per Elia. Quel santo uomo fini per nascondersi in una caverna, mettendosi al riparo in un posto di assoluta oscurità di disperazione!

Vi siete ritirati per qualche tempo come fece Elia? Vi siete mai nascosti, così risentiti, così giù, che non volevate né vedere né sentire nessuno? La vostra può essere una caverna del silenzio, una ritirata dalle responsabilità e dalla gente.

Oppure può darsi che a questo punto voi non siate ancora convinti che un cristiano possa esperimentare una tale disperazione. Potete dire: “Tutti questi esempi sono presi dal Vecchio Testamento. Ma noi viviamo in giorni di grazia. Sicuramente un credente ripieno di Spirito non può vivere nella paura. Non ci può essere alcuna depressione nella casa di Dio!”


Questa È Un’esperienza Solo
Del Vecchio Testamento?


Vi chiedo: possono i santi del Nuovo Testamento, ripieni dello Spirito di Dio, attraversare periodi di profonda disperazione? Persone che trascorrono il loro tempo in ginocchio, che danno le loro vite nel servizio al Signore, che non camminano nel peccato ma che sono completamente dedicati a Gesù?

L’apostolo Paolo fa presto a rispondervi. Egli era sicuramente un santo del Nuovo Testamento, un pio, prezioso uomo, che aveva rigettato tutto il mondo per poter guadagnare Cristo. Egli aveva speso ogni alito di vita alla causa del Maestro.

Quest’uomo aveva un rivelazione di Cristo come non l’aveva alcun altro uomo sulla terra. Gesù aveva rivelato Se Stesso non soltanto davanti a Paolo, ma si era rivelato dentro di lui. E lo Spirito aveva portato Paolo nel cielo e gli aveva mostrato una gloria ineffabile. In verità a Paolo era stato rivelato il mistero dell’Evangelo. Le sue epistole hanno istruito il popolo di Dio attraverso i secoli.

Ma la Bibbia dice che mentre Paolo attraversava l’Asia per predicare l’Evangelo, aveva ricevuto solo problemi:

“Fratelli, non vogliamo che ignoriate riguardo all'afflizione che ci colse in Asia, che siamo stati molto provati…” (2Corinzi 1:8).

Dio si stava usando di Paolo potentemente in tutta l’Asia, specialmente in Efeso. Un grande risveglio si era propagato sulla città, durato per due anni:

“Così la Parola di Dio cresceva e si affermava potentemente.” (Atti 19:20).

In quel tempo il Signore aveva operato grandi miracoli: i demoni venivano scacciati. Gli storpi e gli ammalati venivano guariti. E Paolo era al centro di tutto questo! Egli ungeva fazzoletti e grembiuli, che, posti sulle persone, portavano immediata guarigione e liberazione:

“Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; al punto che si mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano.” (Atti 19:11-12).

Questi miracoli erano così grandi e il convincimento di peccato così forte, che i convertiti di Efeso raccolsero tutti i loro libri di occultismo e di arti strane, del valore di 50.000 pezzi di argento, facendone un imponente falò nella piazza della città. Tuttavia questo fece solo arrabbiare le forze sataniche in Efeso!

Dovete sapere che la dea Diana era adorata in quella città. E ora i cittadini non compravano più gli idoli di Diana per adorarla. Tutto ciò fece arrabbiare un gruppo di orafi, che traevano guadagno vendendo le statue che fabbricavano. Questi uomini insorsero contro Paolo, incitando la folla contro di lui!

Improvvisamente nel mezzo di questo grande risveglio si sviluppò un grande tumulto. La gente trascino Paolo dentro un teatro e l’apostolo dovette difendersi   di fronte ad una folla adirata. Alla fine dovette lasciare Efeso tra lo scherno e la derisione dei malvagi.

Potete immaginare la scena? Paolo aveva dato due anni della propria vita per questo risveglio. Aveva visto una potente azione di Dio. Ma quando il subbuglio entrò nella sua vita in modo così duro, egli ebbe ha dire:

“… siamo stati molto provati, oltre le nostre forze, tanto da farci disperare perfino della vita.” (2Corinzi 1:8).

In altre parole: “Ho pensato che fosse tutto finito, non potrò portare a termine il compito. Non ne uscirò fuori vivo. La sentenza di morte è su di me!”

Credo di conoscere cosa stesse passando Paolo. Anni fa mi trovavo in una grande riunione in Los Angeles con la sorella Kathryn Kuhlman. Più di 5.000 persone riempivano quel luogo, che aveva solo posti in piedi. In quel tempo mia moglie era ammalata di cancro. Ed io stavo portando il peso del Teen Challenge. Stavo viaggiando e scrivendo, mentre mi sentivo stanco ed affaticato. Naturalmente questi sono sempre i momenti in cui   il nemico vi viene incontro, quando siete giù fisicamente, senza che vi sia rimasta alcuna forza.

Stavo sedendo sul palco, aspettando di predicare, mentre la sorella Kuhlman stava dirigendo l’adorazione. Il luogo era ripieno dello Spirito di Dio e stavano accadendo cose meravigliose. Ma improvvisamente il nemico venne e sussurrò al mio cuore:

“Sei il più gran fasullo sulla faccia della terra! Stai lavorando per delle persone che hanno problemi, solo per farti un nome. Mentre ora tua moglie sta per morire. Hai detto che avresti dato la tua vita al servizio del Signore, ma è tutto vanità! Tu non hai il fuoco di Dio. Hai perso la tua unzione. Non puoi predicare questa sera, perché tutte le tue parole sono false!”

La voce era molto forte. Non riuscivo a zittirla. Cercai di scuoterla via, ma mentre mi avvicinavo al pulpito essa continuava ad assordare le mie orecchie. Quando aprii la mia bocca per predicare, non usciva fuori nulla. Cercai per cinque minuti di parlare, ma non ci riuscii. Alla fine feci un cenno alla sorella Kuhlman di chiudere il servizio, quindi mi girai e scesi dal palco.

Nel retropalco un pastore mi chiese: “David, cosa c’è che non và? Qual è il problema?” Potei solo scuotere la mia testa. “Mi dispiace” dissi, “non riesco ad andare avanti. Non posso predicare stasera. Sono un falso!”

Come Geremia mi ci vollero settimane per riuscire ad attraversare la mia confusione e l’angoscia del mio cuore. Finalmente Dio me ne trasse fuori. Ma scoprii che tale afflizione non poteva essere spiegata fisicamente. Molto semplicemente, il nemico era venuto come una fiumana, con tutta la potenza dell’inferno schierata contro di me. In pochi momenti mi ero ritrovato in una fossa, incapace di poterlo spiegare!

Non sappiamo esattamente di cosa parlasse Paolo quando disse:

“…riguardo all'afflizione che ci colse in Asia…” (2Corinzi 1:8).

Alcuni studiosi pensano che avesse combattuto una grande battaglia fisica, che lo aveva lasciato talmente debilitato da essere vicino alla morte. Ma io non credo che le afflizioni di Paolo fossero fisiche. Non penso che stesse parlando di naufragi, lapidazioni o battiture. Piuttosto credo che Paolo stesse parlando di angoscia mentale, una profonda, spirituale guerra che lo aveva lasciato esanime!

Potreste dirmi: “Come può essere accaduto? Nessun credente pio, vincente, potrebbe mai essere pauroso o abbattuto dalla carne”. Eppure io, per me stesso, sono contento che Paolo abbia parlato così sinceramente a proposito dei suoi sentimenti! Altrimenti potrei pensare che la mia esperienza di disperazione sia stata strana, unica, non condivisa da altri che amano Gesù.

Il fatto è che molti uomini e donne pii attraverso la storia hanno testimoniato che Satana li aveva attaccati in questo modo. Era venuto recando bugie, scoraggiamento, disperazione. Un giorno una persona gioisce, sicuro della salvezza. Ma il giorno dopo un inspiegabile sentimento di indegnità gli sopravviene. E immediatamente, senza alcuna ragione, la sua pace svanisce. Viene colpito da una inquietudine. Lo scoraggiamento prende il sopravvento. Si sente indegno, empio, inaccettabile a Dio.

E non è soltanto una malattia fisica oppure un senso di rifiuto. Piuttosto è un’angoscia mentale inspiegabile, qualcosa che può venire su di te in qualunque ora. Non saprei come chiamarlo esattamente. Ma le donne ne sono colpite in particolare, e gli “esperti” lo hanno chiamato con tutta una serie di nomi. Un giorno le cose cominciano a scontrarsi nella vostra mente. Non riuscite a spiegarvelo. E nessuno vi può aiutare. Improvvisamente non volete più parlare con nessuno. Tutto ciò che volete è nascondervi.

Qualunque cosa fosse accaduta a Paolo in Asia, lo aveva sopraffatto completamente. Era stato buttato così giù, che non aveva nessuna forza. E scrisse:

“… avevamo già noi stessi pronunciato la nostra sentenza di morte…” (2Corinzi 1:9).

In altre parole: “Non riesco a vedere alcuna via d’uscita. Era umanamente impossibile per me di uscirne fuori!”

Vi chiederete: “Come è stato possibile che le cose siano andate così male per questo grande uomo di Dio? Veramente Paolo voleva che la sua vita finisse?”

Il fatto è che Paolo aveva preso su di sé il compito di sorvegliare tutte le chiese che aveva fondato. Egli amava tutti questi nuovi credenti con tutto il suo cuore. Si rattristava dei loro peccati e dei compromessi. E li correggeva con grande sofferenza.

Il fatto in se di generare nuovi credenti è una responsabilità tremenda per ogni uomo o donna di Dio. In verità Paolo scrive:

“Poiché vi ho scritto in grande afflizione e in angoscia di cuore con molte lacrime, non già per rattristarvi, ma per farvi conoscere l'amore grandissimo che ho per voi.” (2Corinzi 2:4).

L’angoscia di Paolo nel dover correggere e dirigere costantemente il proprio gregge, lo affliggeva e lo indeboliva. Era come dare alla luce un bambino: era un grande sforzo per il suo corpo fisico!

Quindi Paolo scrive:

“Da quando siamo giunti in Macedonia, infatti, la nostra carne non ha avuto nessun sollievo, anzi, siamo stati tribolati in ogni maniera; combattimenti di fuori, timori di dentro.” (2Corinzi 7:5).

Potreste dire: “Vuoi intendere che Paolo il grande apostolo aveva paura? Non è forse lo stesso uomo che parlava così tanto di avere vittoria sopra la paura? È possibile che sia Paolo a parlare?”

Assolutamente si! Vedete è il piano di Satana di instillare in noi la paura. Vuole che perdiamo la nostra certezza che Dio risponde alle preghiere, in modo da farci pensare che tutte le nostre intercessioni, i digiuni e la Sua ricerca siano state vane!

Notate cosa aggiunge Paolo ai versi che scrive a proposito dei suoi sentimenti:

“…la nostra sentenza di morte”: “affinché non mettessimo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio che risuscita i morti.” (2Corinzi 1:9).

Era tutto basato sulla fede!

Credo fermamente che Dio permetta al Suo popolo, e specialmente ai ministri del vangelo, di attraversare molte difficoltà in modo che la loro fede sia edificata tramite di esse. Per cui quando predicano o insegnano, non lo facciano in modo teologico, ma da una personale esperienza della potenza liberatrice di Dio. Questo è il motivo per il quale Paolo dice: “Io non voglio che siate ignoranti del fatto che il diavolo abbia provato a sopraffarmi mentre ero in Asia. Voglio condividere con voi come il Signore me ne ha tratto fuori, in modo che anche voi possiate essere guariti e liberati!”

In anni recenti, Satana ha cercato di giocarmi lo stesso scherzo “fasullo”, ma non ha avuto successo! Ogni volta lo ho sgridato dicendo: “Mi hai già preso in giro una volta, diavolo. Ma non ci riuscirai più a giocarmi. E non riuscirai mai più a convincermi che sono un falso!”


Io Credo Di Stare Parlando A Un
Gran Numero Di Persone Pie
Che Amano Gesù Con Tutto Il Loro Cuore
E Che Sono Arrivati A Un Punto
Di Profonda Disperazione!


Forse come Paolo sei oppresso oltre misura, provato oltre la tua resistenza. La tua forza sta per andarsene e sei sull’orlo di arrenderti. Non vedi via d’uscita. Vorresti scappare, ma non c’è posto dove andare. Ora puoi dire insieme a Paolo: “Questo è oltre le mie forze!”

Quindi, come potete uscirne fuori? Quale è la via verso la vittoria? Tutto ciò che posso dirvi è come Dio me ne continua a trarre fuori. Vi dirò una importante verità che Egli mi ha rivelato:

1. Non pensate di stare affrontando una battaglia unica e strana. Al contrario siete in buona compagnia! Ricordatevi di Giobbe, Geremia, Elia, Davide, Paolo e anche di me. Quello che state attraversando è comune ai credenti nei secoli.

“Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare.” (1Pietro 4:12-13)

2. Quando pensate di non resistere neanche un’ora in più, quando ogni cosa vi sembra assolutamente senza speranza, invocate Dio con tutto ciò che è in voi: “Signore aiutami!”. Prendete in considerazione i consigli del salmista:

Eccovi un versetto chiave:

“Poich'egli libererà il bisognoso che grida e il misero che non ha chi l'aiuti.” (Salmi 72:12)

Gesù ha mandato lo Spirito Santo per essere il vostro aiuto. Ed egli non presta un orecchio sordo alle vostre grida d’aiuto!

3. Immergetevi nella Parola di Dio, tenetevi stretti alle vostre speciali promesse, portatele nello stanzino segreto della preghiera e mettetele davanti a Dio. Di seguito vi elenco due delle mie promesse favorite tratte dalla Bibbia. Le metto davanti a Dio ogni volta che grido verso di Lui:

  1. “Qual è l'uomo tra di voi, il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra? Oppure se gli chiede un pesce, gli dia un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 7:9-11).

    Chiedete a Dio cose buone. Egli aspetta di potervele dare! Chiedete di essere liberati, di togliere la vergogna da voi, di rimuovere tutto il disonore del peccato. Egli è in attesa di potervelo fare!
     
  2. “Or a colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli. Amen.” (Efesini 3:20-21).

Portate queste promesse a Dio ogni giorno dicendo: “Padre, Tu hai detto che avresti fatto al di là di quello che io chiedo. Oggi sto chiedendo che tu sovrarisponda alla mia preghiera” Dio è compiaciuto di tale fede!

4. Credete allo Spirito Santo che dimora in voi. Il Padre ha mandato il Suo spirito per risiedere nel vostro cuore. Ma tu devi essere consapevole che lo Spirito Santo è in te! Dovete credere che quando Lo invocate, lo Spirito Santo che dimora in voi risponderà. Dio non deve mandare un angelo per parlarvi; Egli ha già messo dentro voi le Sue risorse: lo Spirito Santo stesso!

Questo è il segreto, puro e semplice: mentre affrontate le vostre attuali ore di sofferenza e confusione, volgete ogni cosa verso lo Spirito Santo. DiteGli: “Santo Spirito, tu conosci come uscire fuori da questo caos. Io no. È completamente al di là delle mie possibilità. Quindi io mi affido a Te fin da ora. E dirigerò la mia vita come Tu vuoi.

Io so che quanto sto attraversando non è insolito ai credenti. Io invocherò il Signore per avere aiuto. Io metterò davanti a Lui le Sue grandi e preziose promesse. Ed io avrò fede in Te per tutto il resto. Tu conosci il profondo dei pensieri di Dio!”

Cari santi, se fate questa semplice confessione conoscerete tempi di refrigerio da parte del Signore. Anche quando sarete pronti ad arrendervi. Egli rimane fedele nel liberarvi.

Alleluia!

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Permesso per l'uso concesso da World Challenge, P.O. Box 260, Lindale, TX 75771, USA.


Tradotto in Italiano da Carmelo D'Amico

Tutte le citazioni sono tratte da "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta"
Copyright (c) 1994, Società Biblica di Ginevra / CH-1211 Ginevra


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