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Consegnati Alla Morte!


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di David Wilkerson
29 Marzo 1999
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Il giorno di Pentecoste, l'apostolo Pietro dichiarò alla folla di Gerusalemme: "Uomini d'Israele, ascoltate queste parole! Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra di voi mediante opere potenti, prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui, tra di voi, come voi stessi ben sapete, quest'uomo, quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste" (Atti 2:22-23).

Cosa intendeva dire Pietro? Un dizionario greco traduce così le sue parole: "Gesù fu consegnato ai nemici e destinato alla morte, per il piano determinato da Dio".

Che azione strana, incomprensibile, da parte di un Padre celeste che si suppone amorevole! Dio destinò suo Figlio alla morte, deliberatamente! Fu come se egli di proposito mettesse Gesù nelle mani dei suoi peggiori nemici dicendo loro: "Ecco mio Figlio; fatene quello che volete", e poi si mettesse da parte, non facendo nulla per trattenere i suoi malvagi nemici dall'ucciderlo.

Che tipo di piano premeditato fu quello? Perché Dio destinò alla morte il suo amato Figlio? Pietro ci fornisce la risposta proprio nel verso successivo: "Ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto" (Atti 2:24).

Dio sapeva che era impossibile che Gesù rimanesse per sempre intrappolato nella morte. Così, per lui non c'era alcun rischio nel destinarvi suo Figlio. Egli sapeva che Gesù avrebbe riportato una gloriosa vittoria su di essa, venendo fuori dal sepolcro, risuscitato dalla potenza vivificante dello Spirito Santo!

E' comunque importante capire i tempi durante i quali Pietro disse queste parole. Fino al Calvario, per l'umanità la morte era stata una cosa molto paurosa. Era ancora il dominio del diavolo, sottoposta al suo governo ed alla sua signoria. Quindi, la morte era un nemico da temere.

Dio sapeva che questo potere doveva essere distrutto. Ecco perché destinò suo Figlio a morte: "Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, egli pure vi ha similmente partecipato, per distruggere, con la sua morte, colui che aveva il potere sulla morte, cioè il diavolo" (Ebrei 2:14). Dio voleva rimuovere il dardo della morte, spezzare una volta per tutte il potere di Satana su di essa. Così egli permise che Gesù scendesse nel soggiorno dei morti, per esserne inghiottito.

Mentre Gesù giaceva silente nel sepolcro, Satana ed i suoi sgherri festeggiavano. Pensavano di aver ottenuto una vittoria definitiva. Ma fin dal principio era stato il piano preordinato di Dio ad entrare in azione, un piano che doveva portare alla vita di resurrezione!

Il Signore mandò il suo Spirito Santo proprio negli abissi della morte. Lì, lo Spirito riportò in vita il corpo di Gesù, risuscitandolo dai morti. Poi il Salvatore uscì dal sepolcro, proprio attraverso la solida pietra. E venne fuori con questa testimonianza: "Ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli, e tengo le chiavi della morte e del soggiorno dei morti" (Apocalisse 1:18). Cristo vuole dire: "Io sono colui che ha la vita eterna! Fui morto, ma adesso, vedete, sono vivo, ora e per sempre. Nelle mani ho veramente le chiavi della vita e della morte!"

Nel momento in cui uscì dalla prigione, Gesù diventò la resurrezione e la vita, non solo per se stesso, ma anche per tutti quelli che da quel giorno in poi avrebbero creduto in lui. Egli ci ha portato una vita di resurrezione assolutamente più forte del potere della morte!

Per tale motivo, non c'è più ragione perché il cristiano debba temere la morte o vederla come un nemico. Il nostro Signore l'ha vinta completamente: "Ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto" (Atti 2:24).

Se hai ricevuto Gesù quale Salvatore e Signore, egli abita in te come una potenza di vita di resurrezione. La stessa potenza di resurrezione che portò lui fuori dal sepolcro sosterrà anche te: "Non riconoscete che Gesù Cristo è in voi?" (2 Corinzi 13:5). Nel tuo essere hai tutto ciò che è in Cristo: una poderosa forza vitale che Satana non può distruggere!


Paolo ci dice che anche noi, come Gesù,
nostro Signore, siamo destinati alla morte!


L'apostolo Paolo scrive: "Infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale" (2 Corinzi 4:11). Quando Paolo dice "noi che viviamo", rievoca le parole di Gesù in Apocalisse 1:18-20. In pratica, Paolo sta parlando dei cristiani, di coloro che hanno sperato in Cristo e che hanno la vita di lui in se stessi. Ma cosa dice veramente Paolo in questo verso? Egli afferma che anche noi siamo esposti alla morte!

Proprio come ha fatto per il suo Figliolo, il Padre espone alla morte tutti quelli che sono in Cristo. Dio ci porta per mano proprio davanti alle porte della morte e dice: "Avanti, morte, prendi anche costui. Fanne ciò che vuoi!" A quel punto, la mano di Dio non è più una protezione per noi. Al contrario, essa ci getta in pasto alla morte!

Chiedi perché Dio lo faccia? E' per la stessa ragione per la quale ha destinato suo Figlio alla morte. Egli sa che essa non può trattenerci! Il dolore e la tristezza della morte non possono più inghiottirci o distruggerci. Abbiamo in noi una forza più potente, la vita di Cristo stesso!

Dio sa che per noi non c'è alcun rischio, così come non ce ne fu per Gesù. Così come a suo tempo per il suo Figlio, Egli ha per noi un piano predeterminato. Quel piano otterrà per noi la più grande vittoria che abbiamo mai conosciuto. Ma questa vittoria può essere ottenuta in noi solo attraverso la morte.

Paolo ci avverte: "Infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale" (2 Corinzi 4:11). L'apostolo aggiunge: "Com'è scritto: Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello" (Romani 8:36). Il termine greco qui significa: "Siamo destinati alla morte ogni giorno". In poche parole, Paolo dice: "Ogni giorno affronto un nuovo pericolo di morte".

Per favore, comprendiamo che qui Paolo non sta parlando della morte fisica. Egli sta parlando di una sorta di morte che ci colpisce ogni giorno del nostro cammino con Cristo. Quando afferma: "Muoio ogni giorno" (1 Corinzi 15:31), si riferisce alle tribolazioni, alle distrette, alle persecuzioni, ai pericoli ed ai problemi tutti i tipi.

In sostanza, Paolo dice: "Noi che abbiamo la vita di Cristo in noi siamo costantemente soggetti a passare da una situazione di morte all'altra. Ogni giorno, si abbatte su di noi una nuova prova, crisi o persecuzione. Quindi, se avete la vita del Figlio di Dio in voi, aspettatevi che qualche sorta di situazione di morte faccia ingresso nella vostra vita ogni giorno!"


Tutte le volte che gli amici lo vedevano, Paolo aveva problemi.


Il caro apostolo Paolo era pieno di Spirito Santo e di conoscenza. Pregava fervidamente e camminava ogni giorno in comunione intima con Gesù. Tuttavia, ammetteva di essere continuamente schiaffeggiato, diffamato, disprezzato, avvilito. Era oggetto di maldicenza, il suo carattere veniva criticato, il suo nome riprovato. Oltre a tutta questa angoscia della mente, era attaccato da potenze demoniache, aveva fatto naufragio, era stato battuto e lapidato.

Paolo soffriva così tanto e così spesso, che perfino i suoi figli spirituali si chiedevano con meraviglia come mai dovesse affrontare sempre guai e tribolazioni. Tutte le volte che lo incontravano, il suo volto era ammaccato, oppure aveva le ossa rotte, o il corpo ricoperto di lividi.

Non potevano fare a meno di chiedere al loro padre spirituale: "Paolo, dove sono le promesse di Dio per te? Predichi che Dio protegge e libera. Perché a te non succede? Perché ogni volta che vieni a trovarci, devi avere un cuore così appesantito?" Pensavano che forse Paolo doveva essere colpevole di qualche peccato.

Ovviamente, questo feriva Paolo profondamente. Ecco lì un potente e sincero predicatore della grazia di Dio e della libertà, il quale, ovunque si volgesse, veniva schernito e diffamato. Ad un certo punto la calunnia diventò così pesante, che in una lettera egli si sfogò con Timoteo: "In Asia, tutti sono contro di me! Ho fondato tutte quelle chiese ed ho educato i loro leader. Ma adesso tutti mi hanno voltato le spalle!"

L'apostolo affermò che gli era rimasto solo un amico, Onesiforo, che "mi ha molte volte confortato e non si è vergognato della mia catena" (2Timoteo 1:16). Del suo amico, Paolo disse: "E' un uomo che non si vergogna del fatto che sono in prigione. Ha qualcosa di meglio da pensare, che il sospetto che ci sia qualche peccato segreto nella mia vita!"

Paolo dice anche che era incoraggiato da un gruppo di credenti che avevano simpatizzato ed avevano accettato con gioia la ruberia dei propri beni, "sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura" (Ebrei 10:34). Egli afferma: "Questa gente prova i miei stessi sentimenti".

Come mai tutti questi credenti rimanevano vicini a Paolo nelle sue prove? Era perché essi stessi erano stati "talvolta esposti agli oltraggi e alle vessazioni; altre volte facendovi solidali con quelli che erano trattati in questo modo" (verso 33).

Questi credenti erano diventati i "compagni di afflizione" dell'apostolo, perché ciò che capitava a Paolo era già successo anche a loro! Non potevano assistere alle difficili prove dell'apostolo ed accusarlo di essere sotto il giudizio per qualche peccato. Dopo tutto, essi stessi avevano subito proprio le stesse critiche. Erano obbligati ad avere compassione per Paolo, altrimenti avrebbero dovuto mettere in discussione la loro stessa spiritualità!

Conosco un uomo di Dio molto spirituale, il quale ha sopportato per anni gli schiaffi di Satana e la persecuzione da parte di altri credenti. Tutte le volte che lo incontravo, mi chiedeva di pregare per lui, riguardo ai suoi problemi. Lo facevo con piacere, ma, col passar del tempo, siccome le prove erano persistenti, cominciai ad esserne turbato. Alla fine, gli chiesi di punto in bianco:

"Non capisco perché sei sempre così contrariato. Perché sembra che sei l'obiettivo costante degli attacchi demoniaci? Sei uno dei migliori pastori che io conosca. Sei vicino al Signore, preghi sempre e studi in continuazione la sua parola. Perché il Signore permette che tu debba affrontare questi problemi così persistenti?"

Non riuscivo a non pensare: "Anch'io ho delle prove e dei periodi brutti, ma non in continuazione, come lui". Ad un certo punto, dubitai della spiritualità di quell'uomo.

Ma ora so perché quel caro servitore fosse ogni giorno condannato a morte. Era perché era ripieno della vita di resurrezione! Dio voleva usarlo in una maniera potente, per questo lo teneva come un condannato a morte, in ogni area della sua vita. Voleva che non rimanesse nulla a nascondere la bellezza della manifestazione di Cristo in lui.

Questo è il motivo per cui Paolo era ogni giorno "esposto alla morte". Ecco perché veniva schiaffeggiato, diffamato, perseguitato, derubato, imprigionato, aveva fatto naufragio, subiva malignità, era odiato ed incompreso. Satana aveva deciso di distruggere in lui la testimonianza della vita. Egli sapeva quale grande manifestazione di Cristo dovesse risplendere nella vita di Paolo!


Esattamente, che significa che dobbiamo morire a qualche cosa?


Paolo dice che siamo esposti alla morte "perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo" (2 Corinzi 4:10). Dio ci porta a delle situazioni di morte affinché la vita di Cristo in noi possa essere rivelata ad altri!

L'apostolo dice anche: "Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini" (1 Corinzi 4:9).

In poche parole, quando dei buoni cristiani ripieni della vita di Cristo sono condotti in situazioni di morte, non si tratta mai di fatti privati. La Scrittura dice che siamo fatti oggetto di spettacolo nei confronti di tre diverse intelligenze: gli angeli, i diavoli e gli uomini.

Tu potresti essere proprio in questo momento stretto nella morsa della morte. Il nemico è venuto contro di te, portando problema dopo problema, sommergendoti con la paura. A volte ti senti completamente solo nella lotta.

Ma tu non sei impegnato in un qualche combattimento segreto. La battaglia non si sta combattendo in un angolino buio. Al contrario, ci sono tre platee che ti stanno guardando con grande interesse. I demoni ti stanno osservando, gli angeli ti stanno osservando, gli uomini ti stanno osservando. E tutti si stanno chiedendo: "Come reagirà alla prova questo uomo di Dio?"

Qual è il motivo di queste prove? Perché dobbiamo attraversare queste morti? Che cosa ha in mente Dio?

Il nostro Padre celeste sa che alcune aree non redente della nostra esistenza impediscono la piena manifestazione della vita di Cristo in noi. Egli conosce i nostri blocchi, le paure, le ambizioni, i desideri, tutte le cose che impediscono il pieno rifulgere di Gesù. Così, permette che siamo messi in queste "situazioni di morte" affinché i nostri cuori siano liberati da quegli impedimenti.

Considerate questi esempi:

  • Se il tuo problema è la paura degli uomini, Dio potrebbe condurre nella tua vita qualcuno la cui presenza ti paralizza con la paura. Tutto ciò che quel tale dice o fa aumenta la tua paura, finché essa non diventa insopportabile. Col passar del tempo, cominci a sentirti frustrato, inutile, a stento capace di andare avanti.
  • Ho visto una paura del genere provocare dolore fisico nei santi di Dio. Alcuni, alla vista della "persona difficile" della loro vita, finivano addirittura con l'avere il fiato grosso, fino a perdere letteralmente il respiro!

    Da dove viene una persona così opprimente? Perché Dio permette che un uomo o una donna di questo genere si introducano nella tua vita? E' perché il Padre celeste ti sta destinando alla morte! Egli ti sta dicendo: "La tua paura degli uomini nasconde il prezioso flusso della vita di Cristo in te. Così, essa non può produrre vita negli altri. Questa tua paura deve finire. Devi metterla a morte!"

    Il tuo grido potrebbe essere: "Signore, liberami da questo!" Ma Dio, semplicemente, risponde: "No, io lascerò che la morte faccia il suo corso. Ho predisposto tutto questo affinché tu fossi messo a morte!"

  • Se il tuo problema è l'ambizione, Dio potrebbe aprirti un'occasione eccezionalmente favorevole. Potrebbe essere una benedizione talmente ovvia e promettente, che non puoi perderla. Potrebbe anche essere il progetto più grande ed ambizioso della tua vita. E Dio potrebbe permetterti di entrarci, pensando: "Questa è la volta buona! Finalmente ho sfondato!"
  • Poi il Signore permetterà che il tutto finisca per terra. Rimarrai in piedi in mezzo alle rovine del sogno della tua vita, gridando: "Signore, pensavo che questo progetto fosse nella tua volontà! Credevo di avere la tua benedizione. Ti ho pregato fedelmente e tu mi hai condotto sin qui. Come hai potuto permettere che il tutto finisse così miserevolmente?"

    Sei stato destinato alla morte! Il fallimento del tuo progetto ha come scopo la morte della tua ambizione, una morte a tutto ciò che impedisce alla vita di Cristo di manifestarsi attraverso di te.

  • Il tuo ostacolo potrebbe essere costituito dalla straordinaria rivelazione che hai ricevuto nella parola di Dio. Potresti chiedere: "Ma come è possibile che una fresca rivelazione sia un problema per uno che ama Gesù?" Credimi: succede a tanti credenti consacrati e potrebbe succedere anche a te!
  • Un bel giorno potresti accorgerti del fatto che ti vengono schiuse nuove verità. Delle dottrine molto profonde ti diventano più che mai chiare. Cominci a crescere nella tua fiducia, perché riesci ad applicare fruttuosamente ogni nuova rivelazione nel tuo cammino con il Signore. Sei così sicuro della tua posizione in Cristo, e pensi: "Ho finalmente scoperto i principi biblici per vivere pienamente una vita di vittoria!"

    Poi, all'improvviso, senza una ragione apparente, la tua anima viene turbata dall'aridità. Ben presto, la gioia e la sicurezza cedono il passo ad un senso di fragilità ed inutilità. Una depressione inspiegabile ti riempie l'anima, ed ogni giorno diventa un peso.

    Quelle scritture che erano diventate così vive nel tuo cuore adesso sembrano un libro chiuso. Invece di ricevere nuove rivelazioni, ti domandi se mai hai potuto imparare qualcosa. Pensi: "Pare che non sia più capace di venire a capo neppure del passo più facile delle scritture. Non riesco a ricevere una sola parola da parte di Dio. Devo veramente essere spiritualmente analfabeta!"

    Il problema non è la tua intelligenza. Il fatto è che sei stato destinato alla morte! La tua aridità ha lo scopo di accelerare la tua morte ed ogni fiducia nella carne. E' una morte per la tendenza a vantarti della rivelazione che hai ricevuto, piuttosto che a ricevere la tua gioia da Cristo.

    Il fatto è che la rivelazione tende a produrre orgoglio. Proprio questo è il motivo per cui Paolo aveva una scheggia nella carne. Essa serviva ad impedire che egli si vantasse per le sue molte rivelazioni. Dio voleva che il suo fedele servitore rimanesse umile in tutte le cose!

    L'essere costretti a subire queste "situazioni di morte" può sembrare una cosa crudele. Senza dubbio, è uno degli aspetti più dolorosi del nostro cammino con Gesù. Ma se permettiamo alla morte di portare a compimento la sua opera in noi, la vita della resurrezione di Cristo fluirà liberamente dal nostro essere. Se, al contrario, resistiamo all'opera della morte, non avremo mai la vita di Cristo in noi!


    Quando uso l'espressione "morire a qualcosa",
    voglio semplicemente dire che quella cosa
    rispetto alla quale noi moriamo
    non ha più alcun potere su di noi.


    Quando moriamo a qualcosa, qualunque impedimento perde il suo potere su di noi. Non è più la nostra principale preoccupazione, né una fonte di distrazione per la mente o lo spirito.

    Eppure, quando Dio li conduce alla morte, i cristiani hanno reazioni svariate. Alcuni borbottano e si autocompiangono. Gridano al Signore: "Signore, tirami fuori da questo guaio! Ne ho abbastanza. E' troppo per me, non riesco a sopportarlo!" Altri pensano che Dio abbia fallito con loro. Si domandano: "Dov'era la potenza liberatrice di Dio quando ne avevo più bisogno? Perché non ha mantenuto la sua parola con me? Le sue promesse non funzionano!"

    Ma Dio sa che noi non siamo finiti, anche nelle situazioni "di morte" che dobbiamo affrontare. Egli sa che non moriremo per sempre. La morte che stiamo per sperimentare non può trattenerci né distruggerci. Il divino piano del Padre prevede che lo Spirito Santo ci porti vittoriosamente fuori dalla prova, pieni della vita di resurrezione!

    In parole povere, le nostre situazioni di morte hanno lo scopo di mettere fine a certi combattimenti personali. Il Padre ci porta in una situazione nella quale realizziamo che dobbiamo dipendere completamente da Cristo, altrimenti non potremo farcela. Egli vuole che noi diciamo: "Gesù, se tu non mi liberi, sono senza speranza. Metto tutta la mia fiducia solo in te!"

    Paolo sperimentò questo tipo di fede. Ad un certo punto della sua vita, smise di cercare sollievo alle sue situazioni di morte. Sono certo che nei suoi primi giorni di cammino con Cristo, dovette attraversare momenti terribili. E come la maggior parte di noi, probabilmente sperava che se avesse confidato abbastanza nel Signore, sarebbe stato risparmiato da ogni problema.

    Per esempio, la prima volta che Paolo fu gettato in prigione, potrebbe avere implorato la liberazione: "Signore, apri le porte di questa prigione. Tirami fuori di qui, per amore del tuo evangelo!" Allo stesso modo, il suo primo naufragio avrà provato duramente la sua fede. E le prime battiture possono avergli fatto porre la domanda se Dio fosse in grado di mantenere la sua parola: "Signore, hai promesso di proteggermi. Non capisco perché devo sopportare questa terribile prova!"

    Ma le cose continuavano ad andare sempre peggio. Le Scritture ci danno poche prove che Paolo abbia avuto un sollievo significativo dai suoi problemi.

    Credo che al secondo naufragio, Paolo abbia pensato: "So che il Signore abita in me. Lui deve avere ragione di questa prova. Mi ha detto che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, in accordo ai suoi propositi. Se questo è un mezzo affinché in me sia realizzata una maggiore rivelazione della vita di Cristo, va bene. Che io affoghi o che resti a galla, la mia vita è nelle sue mani!"

    Ma al terzo naufragio, Paolo avrà detto: "Guardatemi, voi tutti angeli in gloria! Guardatemi, vili demoni dell'inferno! Guardatemi, voi tutti, credenti e peccatori! Sto per andare di nuovo nelle profonde ed oscure acque, proprio fra le mascelle della morte. Sono uno spettacolo; una dimostrazione, per tutti voi che assistete!"

    "Voglio che tutti voi sappiate che Dio sa che la morte non può trattenermi! Egli mi ha detto che io non sono finito, ed io non mi fermerò. Non starò a discutere col mio Signore sul perché io sia provato a questo modo. So che questa situazione di morte finirà per portare a Lui grande gloria. Così, voi tutti che mi guardate, osservate come la mia fede ne viene fuori più pura dell'oro!"

    Vorrei aver potuto incontrare Paolo durante i suoi ultimi giorni, quelli della maturità nel suo cammino col Signore. Vorrei avergli domandato: "Fratello, cos'è che ti ha tenuto saldo e ti ha impedito di arrenderti? Eri costantemente pressato da ogni parte".

    Credo che Paolo mi avrebbe risposto: "Certo, sono stato sotto pressione. Ma nulla di tutto questo mi ha veramente messo in distretta".

    "Ma tu hai scritto che spesso, nelle prove, eri perplesso".

    "Certo, ma non mi sono disperato neanche una volta".

    "Sei stato anche perseguitato, più di chiunque altri".

    "Sì, ma il Signore non mi ha mai dimenticato".

    "Eri tormentato dalle infermità e dai problemi".

    "Sicuro, ma niente di tutto ciò mi ha distrutto".

    Oggi Paolo testimonia al mondo intero "Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all'estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi." (II Corinzi 4:8-9). Egli vuole che il popolo di Dio sappia che "tutte le vostre afflizioni sono leggere e momentanee. Esse stanno producendo per voi un eterno peso di gloria, molto al di là della vostra comprensione" (vedi il v. 17).


    Paolo riassume in una sola ed efficace espressione
    gli scopi eterni di Dio riguardo alle nostre situazioni di morte


    Paolo dice: "La morte opera in noi, la vita in voi" (2 Corinzi 4:12). L'apostolo afferma molto chiaramente: "Ecco la ragione per cui Dio ci consegna alla morte. E' affinché la vita di Cristo possa esprimersi in noi, e la nostra testimonianza produca vita in quelli che la ascoltano!"

    Il Signore ci destina alla morte, la morte ai desideri, al peccato, alle ambizioni, alla carne ed all'orgoglio, affinché il nostro essere interiore possa far scaturire acque pure e vivificanti. Egli dice: "La morte alla quale vi ho condotto ha lo scopo di produrre vita in coloro che stanno intorno a voi. Solo un servo morto a questo mondo può veramente portare la vita di Cristo nell'ambiente che lo circonda!"

    Quando i problemi finanziari vi assillano, il dolore fisico vi prova, il vostro nome ed il vostro carattere vengono vilipesi, ricordate: tutti gli occhi sono su di voi. I vostri colleghi, i membri della vostra famiglia, i vostri fratelli e sorelle in Cristo stanno guardando ed assistendo alla vostra reazione.

    In quelle circostanze cos'è che vedono scaturire da voi? Vedono fede, fiducia, arresa? Oppure guardano un cristiano disperato e mormoratore che rifiuta di affidarsi al potere della risurrezione di Gesù?

    Cari, lasciate che la morte porti a compimento la sua opera in voi! Lasciate che essa rimuova tutti gli ostacoli che impediscono alla vita di Cristo di fluire, attraverso di voi, verso gli altri.

    Dite al Signore: "Padre, so che questi problemi non si stanno verificando perché tu sei adirato con me, ma perché stai cercando di ottenere qualcosa dalla mia anima. Fa l'opera tua, Signore. Portami alla morte, e da quella morte, trai vita!"

    ---
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    Tradotto in Italiano da Enrico Arata - Formattato HTML da Marco Fornasini

    Tutte le citazioni sono tratte da "La Sacra Bibbia Nuova Riveduta"
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